Gianluca De Rubertis ha pubblicato il suo terzo album solista dal titolo “La Violenza della Luce” per Sony Music (RCA Numero Uno / Sony Music), nel quale racconta il potere maieutico dell’oscurità, che attraverso la mancanza di luce ci conduce verso un’inaspettata nuova consapevolezza.
Bisogna appartenere a lungo al buio per avere bisogno della luce, sembra volerci dire Gianluca De Rubertis con questo album, che ci racconta la notte e le sue follie con uno sguardo distaccato e riflessivo, parlandoci delle storie del mondo come se le osservasse da lontano, dall’oscurità, salvo poi ammettere che di quel mondo lui stesso è uno dei protagonisti.
Cammina nel buio, inciampa e si interroga sulla vita, sull’amore, sull’identità di chi manovra tutto questo caos in cui perdersi è più facile che trovare la strada giusta, quella forza universale a cui in fondo tutti aneliamo, quella luce che potrebbe farci brillare ma che temiamo perché potrebbe nello stesso tempo trasfigurarci. Ci parla anche del male, della malignità insita nell’individuo, ma stavolta lo fa per contrapporla alla luce del bene, a una nuova consapevolezza della realtà che ci circonda, che assume il sapore della fratellanza, di un’unione universale.
Tutte queste riflessioni, questi spaccati di vita, sono accompagnati da un pop che ricorda il modo di fare musica degli anni ’70, gli anni d’oro della sua etichetta, quella Numero Uno Dischi che ha dato lustro alla nostra musica, confermando con questo ultimo lavoro la sua abilità stilistica, che riesce a tirare fuori melodie complesse, architetture mai banali, portando gli strumenti su un altro livello, dimostrandoci che si può usare un linguaggio accessibile senza per forza snaturarsi.
“La violenza della luce” è tutto questo e molto altro ancora, è un disco accessibile ma pieno di complessità.
Si apre con “Voi mica io” dove vengono sviscerate le ipocrisie del nostro tempo che un po’ gli somigliano, ma da cui vorrebbe allontanarsi alla ricerca di un amore universale che possa farci lasciare alle spalle il nostro lato oscuro. È questa ricerca di qualcosa di più grande che percepiamo ascoltando i vari brani, la ricerca di qualcosa di misterioso e sincero che riesca a toccare le corde più profonde del cuore (Solo una bocca).
Sballo di una notte o stile di vita? Il vino sembra essere protagonista di uno stordimento collettivo dove si sono persi sogni, memoria e desideri (Versateci del vino).
“Pantelleria” è il raggio di luce che appare all’improvviso, lo scenario si fa luminoso e percepiamo il calore del sole, l’esplosione della natura, e per un attimo scorgiamo davanti ai nostri occhi l’universo e tutte le risposte che stavamo cercando (La violenza della luce). Le stesse suggestioni risuonano in “Nel cuore del cuore”, che racconta di notti passate sulla spiaggia a guardare la luna che si tuffa nel mare e per un attimo ci sembra di essere tornati bambini. L’album si chiude con un affollarsi di domande sulla vita, sull’amore, sul male (Dimmi se lo sai).
Gianluca De Rubertis col suo ultimo lavoro ci consegna un’altra raccolta di poesie e riflessioni sulla vita e sul mondo che ci riscalderanno in queste lunghe e solitarie serate invernali.
Recensione a cura di Egle Taccia