“Un sorriso color del cielo” della scrittrice e poetessa Lara Di Carlo, pubblicato proprio nelle scorse settimane da Rossini Editore, è una raccolta di racconti, sei in tutto, che hanno quale tema comune quello della solitudine e dell’alienazione, che i protagonisti delle diverse storie riescono ad affrontare e superare in virtù e forza dell’amore, l’alchimia universale capace di donare un “sorriso color del cielo”, seppur in questo caso, in una dimensione surreale, fantastica, onirica contenente in sé anche un pizzico di follia. I personaggi di questi racconti vivono in bilico fra la realtà e il sogno, il loro sogno, dentro al quale essi trovano conforto, nutrimento, serenità, pacificazione e tutto ciò che non sanno ritrovare nella vita reale dalla quale sfuggono, consapevoli o meno. Sottraendosi e lenendo così la frustrazione, la malinconia, a volte persino la disperazione, i personaggi delineati dalla Di Carlo solo nella fantasia, nel loro sogno, appunto, sono in grado di colmare e vincere il vuoto di senso esistenziale e sentimentale da cui sono oppressi talvolta inconsciamente. Individui fragili eppure al contempo sostanzialmente forti, che arrivano ad escogitare una loro personale strategia emozionale per realizzare la convivenza fra il loro essere interiore e quello manifesto, quello cioè costretto ed essere ciò che la vita gli richiede ed obbliga per affrontare la vita stessa, e che spesso si scontra con ciò che invece essi sono nell’interiorità, celata dietro a volti e corpi vissuti a discapito della loro reale natura ed essenza. Ed è così che si esprime, già come il titolo poeticamente ammicca, il sottile gioco di contrapposizione tra terra-realtà avvilente e surrealtà- cielo di coraggio e nuove possibilità (le uniche) di soddisfare l’amore anelato, che qualche volta un sorriso, un semplice sorriso, regala. Questo che spinge la disinibita Francesca a seguire la “cretina” Ginevra nel suo mondo talmente distante; o Lucia a “correre” dietro ai colori quando invece per tutti dovrebbe “mettere giudizio”; oppure Edoardo ad abbandonare successo e clamore del pubblico esultante per la sua opera, a rifugiarsi nel suo studio e disegnare non con lo sguardo, ma con solo la matita, quella figura che lo chiamava…
Anime inquiete e sognanti, anime che non si integrano mai del tutto, mai veramente con il mondo del reale quotidiano, dove avvertono, subiscono e patiscono effettivamente un sentimento di atavica solitudine e viscerale alienazione. Anime che ritornano autentiche soltanto quando nel loro mondo fantastico, assolutamente immaginario dove tutto è possibile, dove non ci sono limiti e condizionamenti al tempo, allo spazio, al senso delle cose e addirittura al non senso delle cose stesse. Tutto è ammesso, tutto accade. E soprattutto niente è mai scontato. Nel bene e nel male. Colpisce, persuade, piace la scrittura di Lara Di Carlo perchè è snella, diretta, arriva dritta al punto e all’intimo del lettore. Scrittura estremamente fantasiosa e indubbiamente onirica, che coinvolge dalle prime battute e trasporta totalmente in un universo fantastico, variopinto, descritto con poche battute al pari di pennellate precise e nette, così che poi sembra al lettore di fluttuare dentro un’opera pittorica surrealista, più che letteraria.
Quando scrive, Lara lo fa attingendo al suo mondo poetico, scegliendo un punto di vista fiabesco, e dando voce alla potenza trasfigurante che solo le fiabe possiedono e trasmettono. Ma lo fa anche in maniera cruda, evocativa, disarmante. Al pari dei finali dei suoi racconti.
Sa emozionare in un verso o l’altro, sa spiazzare senza mai perdere la sua vena e il talento poetico. Un libro che apre e chiude una parentesi breve, epperò incisiva, nell’anima del lettore.
Laura Rapicavoli