Si può appartenere a un popolo e al mondo intero, contemporaneamente. Forse, per una decina di minuti, si può appartenere perfino a un ricordo, a un luogo, a un’idea. Ce lo insegna, attraverso le immagini, Valerio Corzani, l’autore della splendida mostra in bianco e nero che rimarrà visitabile a Roma, allo Spazio 44, fino al 31 ottobre.
“Black People in a White World”, il titolo.
I protagonisti degli scatti di Corzani sono monumenti laici all’appartenenza. Nella grana della loro pelle c’è Madre Africa, c’è l’Europa e l’America, ci sono i quattro elementi, la musica, la polvere e l’abbandono.
Poco importa se le foto siano state scattate in Marocco, Thailandia, Colombia, Mali, Zanzibar, Inghilterra, Italia, Francia, Portogallo o Etiopia. Gli scatti di Corzani disegnano qualcosa che va ben oltre i confini territoriali. Raccontano l’identità.
A “scandire” gli spazi espositivi, le citazioni di musicisti, scrittori o sportivi statunitensi: Nina Simone, Gil Scott-Heron, James Baldwin, Toni Morrison e Muhammad Ali.
Si può capire il senso della mostra solo se, dopo averla esaminata nel dettaglio, la si osserva da lontano, come si fa con una galassia. E’ un progetto sincero e umile, così semplice da farci ricordare di quanta inutile complessità riempiamo le nostre giornate.
Vi aspettate una polaroid sul come viva il popolo nero nei diversi continenti? No, non si tratta di questo. “Black People in a White World” è una rappresentazione a carboncino della “negritudine”, così come si esprime, vive e cammina oggi, o, probabilmente, è solo un ritratto a toni più scuri di come appaia tutta l’umanità, una volta disarmata.
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