Che il 2017 sia stato l’anno in cui l’indie ha vinto la battaglia col mainstream è confermato dal fatto che la maggior parte degli artisti, soprattutto quelli orbitanti intorno alla scena romana, stanno registrando il pienone ai concerti fregandosene di andare in tv e in radio. Tra questi c’è certamente Gazzelle, che col suo primo ep “Superbattito”, uscito per Maciste Dischi nei primi mesi del 2017, si è fatto immediatamente amare da quel pubblico indie a cui è affidato il compito di decidere i successi e gli insuccessi musicali.
Siamo andati ad ascoltarlo nella sua data catanese al Ma e non siamo affatto rimasti stupiti dal trovarci davanti una sala piena di ventenni impazziti per l’arrivo dell’artista romano, nonostante contemporaneamente, non lontano, si stesse esibendo quel mostro sacro di Samuel.
Che su quel palco nessuno abbia voglia di scherzare ce lo dice la band, ancora prima che si presenti Gazzelle, stendendoci immediatamente con un’intro strumentale potente e rock. Canzone dopo canzone, infatti, ci rendiamo conto che Gazzelle non è il solito fenomeno da ragazzine, come quelli che vengono fuori dai talent, ma è un progetto che sa bene come raccontare i vent’anni, ma nel quale anche i trentenni possono rispecchiarsi, apprezzando la formazione live e lo stesso Gazzelle, che dal vivo tira fuori una potenza vocale che nell’album non era emersa. E allora non ci stupisce che il pubblico lo sovrasti con cori da pelle d’oca, che riconosca ogni brano di “Superbattito” dalla prima nota, che mostri un calore raro nei confronti di quel ragazzo che ha tirato fuori un ep di singoli, rappresentativi non solo di tutto il disagio giovanile, ma anche della sua vita in tour.
In un mondo fatto di immagini, agli inizi Gazzelle ha scelto di presentarsi con foto sfocate, come a voler mettere al centro la musica e non la propria presenza, come a voler invitare il suo pubblico a scoprirne il vero volto ai live, dove si è mostrato in tutta la sua personalità.
Parla poco, ogni tanto chiede come va, presenta i brani senza troppe chiacchiere e poi si scatena sul palco, si tuffa in mezzo alla gente, riesce a portare a casa un vero concerto, nonostante i brani pubblicati siano ancora pochi. Ci dice che è la sua prima volta a Catania e poi ce le canta di santa ragione, tirando fuori una voce che non mi aspettavo. Ci sono le “Stelle Filanti”, il loop dello “Zucchero Filato”, la vita in tour di “Sayonara”, la struggente “Nmrpm”. Ci regala anche un brano nuovo, “Un po’ alla volta”, che ancora non esiste, ma che sta cominciando a far girare ai concerti. Il pezzo è molto bello, lo costringe a tirare fuori la potenza vocale di cui vi parlavo e si chiude con un bell’assolo di chitarra, che non è più così scontato, soprattutto per un artista che ha fatto del synth pop il suo marchio di fabbrica. Quando arriva il momento dei bis è un’ovazione, firma autografi sul palco e scende a cantare in mezzo alla gente. È chiaro che i numeri e la bravura di questi nuovi artisti pop rivelano che la musica oggi non passa più dai canali mainstream, che il pregio di questa generazione di ventenni è quello di andare a cercare ciò che più piace, a differenza delle precedenti che sono cresciute con un approccio più passivo, spinte solo da quello che andava in radio o su MTV.
Arriva il momento dei bis, “Nero” spicca su tutte. Il live si chiude con un reggiseno di pizzo rosso lanciato sul palco, che la band raccoglie divertita, segno che i tempi cambiano, ma certe tradizioni restano.
Report a cura di Egle Taccia