Sabato 2 dicembre 2016, sono le 22, fa un freddo cane e al Locomotiv Club di Bologna ci si accalca per assistere ad un atteso ritorno sui palchi italiani. Il locale felsineo, infatti, è stato scelto dai Nobraino per inaugurare il nuovo tour promozionale di 3460608524 (Woodworm/Audioglobe), quinto album della band romagnola, uscito a distanza di due anni dal precedente L’ultimo dei Nobraino. Sebbene la nuova fatica “made in Kruger” non sia stata accolta particolarmente bene dalla critica specializzata – e anche da qualche fan di vecchissima data – l’hype è alle stelle, visto che le esibizioni dal vivo, e le interazioni con il proprio pubblico, sono da sempre i pezzi forti del gruppo.
Alle 23 in punto viene spenta la musica d’ambiente, si abbassano le luci e i Nobraino fanno la loro comparsa sul palco tra le ovazioni generali; insieme a loro tre ragazzi scelti nel pomeriggio dalla band, coristi d’eccezione che accompagneranno il gruppo durante la prima parte del concerto. La voce di un Kruger quasi formale per l’occasione intona “La statua”, traccia di apertura di 3460608524. Già dal primo pezzo è chiaro che, sebbene l’album sia uscito soltanto da un paio di settimane, il pubblico in sala (dall’età media piuttosto bassa, ad onor del vero) ha già imparato a memoria gran parte dei nuovi testi. Si continua con “Cambiata” e “Mike Tyson”, che riesce a coinvolgere anche chi era rimasto più freddo durante la prima doppietta musicale e dà il via al primo pogo della serata.
Dopo la presentazione del coro bolognese tocca a “Constatazione amorevole”, ed è lì che diventa chiaro che la scaletta del concerto seguirà pedissequamente la tracklist del nuovo album. Dopo è infatti tempo di “Vertigini”, primo singolo estratto da 3460608524, già in rotazione da diversi mesi nelle programmazioni radio. In questa prima parte del concerto Kruger, al contrario delle attese, sembra interessato più alla corretta riuscita delle canzoni piuttosto che ad interagire provocatoriamente, come di consueto, con il pubblico in sala, quasi a voler sancire e sottolineare il cambiamento non soltanto stilistico del nuovo disco.
Prima di “Soqquadro”, quasi a sugellare la bontà e la riuscita della linea diretta con i fan grazie al numero di telefono realmente attivo dell’ultima fatica discografica, a Kruger scappa anche un divertito «Ci avete rotto il [OMISSIS] con le telefonate». Si prosegue come se si ascoltasse il disco, quindi, con “Il guinzaglio”, “Darty fuoco” e “Cerchi” prima di una telefonata in diretta ed in vivavoce con tutto il Locomotiv. Quindi il nuovo singolo “Centesimo” riaccende gli animi prima del trittico finale “Estate illusoria”–“Peraltro”–“Tempio di Iside”.
Finisce così la prima parte del concerto, del primo concerto dei nuovi Nobraino: la band abbandona il palco e, al suo ritorno, sembra di assistere ad un concerto completamente diverso, sensazione confermata dal cambio d’abito di Kruger e dalla sua ritrovata verve istrionica. Anticipati da “Misirlou”, è tempo dei classici del gruppo romagnolo, a partire dai più recenti: “Bigamionista”, “Endorfine”, “Lo scrittore” ed “Esca viva”, che vede anche il primo stage diving della serata per il frontman. Passando per “Record del mondo”, “Tradimentuz” e “Film muto”, si risale così lungo tutta la discografia dei Nobraino, catartico viaggio verso l’origine che raggiunge il culmine con “Bifolco” e, successivamente, con “I signori della corte”, cantata da Kruger, come da tradizione, in cima ad una scala in mezzo al pubblico.
Un concerto dalla doppia faccia, in conclusione, con una netta e forte demarcazione tra il passato ed il presente. Presente non peggiore o meno divertente di ciò che è stato, ma certo differente, fisiologica e necessaria evoluzione per non estinguersi o, peggio, diventare prevedibili. I Nobraino sono morti. Viva i Nobraino.
F. F.