Totalizzante, polarizzante, lo ami o lo odi: ecco Father John Misty aka Josh Tilman che con il suo terzo album “Pure Comedy” porta la discussione sul suo conto, su un altro livello. Il disco è un monumento, non solo alla sua musica, ma alla sua psiche sconclusionata, all’estenuante voglia di tormentarsi e tormentare.
Tutto questo viene fuori con determinazione, anche grazie alla forza del suo personaggio, che con arroganza si impone sulla scena musicale.
Lo stile utilizzato nella sua musica e nei suoi testi è quello di una confessione, che pesca nell’assurdo e viaggia a più velocità verso la realtà.
La bellezza nelle parole sta nelle continue ironie verso il mondo, la religione, Dio e l’umanità, ma con delicatezza e sobrietà: tutto sembra una preghiera, tanto blasfema quanto solenne.
“Their religions are the best
They worship themselves yet they’re totally obsessed
With risen zombies, celestial virgins, magic tricks, these unbelievable outfits
And they get terribly upset”
L’album è una dissacrazione a dei valori che però non vengono negati ma semplicemente presi in giro nella loro più profonda umanità.
La musica è sempre delicata e ben strutturata, i pezzi sono dei veri capolavori e sembrano destinati a rimanere.
La formula del disco è esasperante, come dimostra il pezzo Leaving LA, brani lunghi con testi strazianti che vengono disegnati da melodie tanto pulite quanto incisive.
Il disco è profondamente legato a tante storie, idee e paranoie. Sembra di sentire onnipresente nell’album una frase di John Berger: “A man walks along a stony beach. As he goes, he turns a single stone upright. He leaves it, standing there, on its end”, Tilmann è un uomo solo, che gioca con le pietre, e le scaglia contro tutti, riuscendo sempre a colpire in profondità.
La caratteristica più apprezzabile di Father John Misty è nella capacità di portare all’estremo il proprio concetto artistico: portare avanti le proprie idee con tanta forza è un inno d’amore verso ogni problema che lo affligge. Molti sono anche i ritorni al sound del 2015 del suo album Honeybear, con qualche atmosfera più acustica e genuina.
Il dilemma con Tilmann è lo stesso di un non famoso film con Mike Watt di fine anni ‘80, in Sir Drone i protagonisti si chiedono: “Are you a hippy or a punk ?”. Father John Misty è un hippy nichilista che nasconde un germe punk, un’anima marcia e dissacrante.
L’inizio e la fine del disco rappresentano la doppia attitudine, l’inizio con Pure Comedy è soft, delicato, cantautoriale, mentre l’ultimo atto con In Twenty Year So è una sinfonia molto più anarchica, che si sviluppa con l’intelligenza musicale di Tilmann.
L’ultima frase in Twenty Years or So è: “Non c’è nulla da temere”, e effettivamente con un disco musicalmente ineccepibile, testualmente impeccabile e personalmente adorabile, ecco a voi ladies and gentleman servito Father John Misty.