A sei anni di distanza da “Solo Piano II”, Jason Charles Beck a.k.a. Chilly Gonzales o più semplicemente “Gonzo” per i suoi tanti fan, ha deciso di concludere la sua trilogia di album pianistici “en solo”. Non è stato tuttavia un periodo di inattività per il prolifico ed eclettico artista canadese che, stabilitosi a Colonia, ha dato alle stampe lo scorso anno “Room 29”, collaborazione capolavoro con Jarvis Cocker nel ruolo di moderno crooner, edita da Deutsche Grammophone.
Dopo gli inizi come rapper e produttore di artisti come Peaches e Feist, “Gonzo” stupì il mondo nel 2004, quando diede alle stampe la prima parte di “Solo Piano” in cui diede vita a composizioni pianistiche tanto essenziali quanto fantasiose e raffinate, ispirate allo stile avanguardistico e minimale che contraddistinse l’opera del francese Erik Satie.
Personaggio compassato e molto didattico, Gonzales è solito presentarsi dal vivo in pigiama e giacca da camera, vincendo subito ogni diffidenza non appena le sue mani toccano la tastiera del pianoforte, facendolo diventare uno strumento magico, e la sua voce bonaria ma assolutamente seria interrompe l’esecuzione per spiegare il brano e dare ai presenti qualche nozione di teoria musicale (ricordo in particolare una breve lezione di solfeggio al suo concerto di villa Arconati nel 2009).
“Solo Piano III” in soli trentacinque minuti prosegue il discorso iniziato nel 2004, regalando emozioni soavi ma allo stesso tempo dissonanti in ogni brano: sono esecuzioni brevi, “da salotto” come asseriscono in molti, ma il loro stile fra musica da camera d’avanguardia e musica pop fruibile a tutti fa sì che il discorso iniziato quattordici anni fa possa davvero continuare. Gonzales, che nella presentazione dell’album parlò di “purezza musicale […] che non è un antidoto per la nostra epoca, [ma] è una riflessione sulla bellezza e la bruttezza attorno a noi”, riesce ancora una volta a dar vita a brani ammaliatori che conquistano la stima e l’ascolto di un pubblico eterogeneo.
Opera a tratti oscura, come nella lenta opening track “Treppen” (“Scale” in tedesco) o nella ipnotizzante “Pretenderness”, adorabile anche nel gioco di parole del suo stesso titolo, “Solo Piano III” pur mantenendo un tono complessivo brillante e positivo sembra essere l’album più notturno della trilogia, al punto da indurci a dubitare che stavolta l’omaggio non sia rivolto a Satie quanto piuttosto a Debussy. “Gonzo” tuttavia accontenta anche gli amanti dei brani più giocosi, regalandoci gioiellini come “Chico”, ispirata al “ricciolino” dei fratelli Marx, o la vivace e cristallina “Kopfkino”, che regala brividi ad ogni crescendo.
Ci sembra quasi un peccato giungere alle note finali di “Whist”, l’ultimo meraviglioso brano concepito per chiudere il sipario su questo splendido lavoro del pianista canadese: le note che sfumano lentamente nel silenzio a cui segue solo il fruscio del vinile, non ci lasciano dubbi sul fatto che un artista coerente come Gonzales mantenga la promessa, chiudendo definitivamente questa trilogia che ha saputo avvicinare il mondo più “indie” alla musica classica.
Siamo tuttavia fiduciosi nel fatto di poterlo ascoltare presto dal vivo, magari ricevendo un’altra lezione di solfeggio, ed assolutamente certi che il suo genio stia già elaborando nuovi incredibili progetti. Nel frattempo, non possiamo che ascoltare in loop questo meraviglioso “Solo Piano III”.
Tracklist
- Treppen
- Pretenderness
- Prelude in C Sharp Major
- Famous Hungarians
- Chico
- Nimbus
- Be Natural
- Ellis Eye
- Present Tense
- Cactus Impromptu
- Lost Ostinato
- Blizzard in B Flat Minor
- October 3rd
- Kopfkino
- Whist