Nel mio girovagare l’Italia alla ricerca di buona musica, ho avuto modo di vedere non solo diverse città, ma soprattutto di conoscere tanti locali che, nonostante la crisi, portano avanti una programmazione live pazzesca. Uno di questi è il bar Piccadilly di Chiaravalle, un piccolo paese in provincia di Ancona. Al timone, insieme al fratello Giorgio, Giordano Canonico, persona dal cuore grande che con dedizione e sacrificio ha creato un piccolo paradiso per gli amanti della musica. L’ho contattato per porgli qualche domanda…
Giordano, da anni, nel tuo locale, si alternano tantissimi nomi della scena indipendente. Com’è cominciata questa avventura?
Innanzitutto grazie Cinzia per le belle parole nei miei confronti. La musica è stata sempre presente nella mia vita fin da bambino quando aspettavo con ansia settembre (nonostante quel mese volesse dire fine delle vacanze) perché era l’occasione per vedere dei bei concerti nel mio paese alla Festa dell’Unità. Quindi è stata una scelta quasi imposta dalla mia passione portare musica nel mio locale, non grandissimo ma grande per essere un bar. La fortuna di incontrare un amico (Renzo, ex musicista con i Lineamaginot, ed ora mio direttore artistico) che la pensa come me e mi sostiene nell’organizzazione ha facilitato il tutto. Da esibizioni di gruppi locali siamo piano piano andati verso l’assecondare i nostri gusti anche pescando altrove, ma sempre rimanendo con i piedi per terra considerando il nostro budget (spesso e volentieri sforato alla grande!) e la capienza non elevata del locale.
Passione e determinazione sembrano la chiave del successo del Piccadilly. Sei d’accordo?
Mi aggancio alla risposta precedente. Non è certo un business fruttuoso per me la musica, sono appunto la passione e la determinazione il motore di tutto. Aggiungerei che sono il motore per qualsiasi cosa si voglia fare al meglio, in qualsiasi campo.
Chiaravalle è un piccolo paese. I cittadini come accolgono la tua proposta musicale?
A Chiaravalle non è semplicissimo, ma credo non lo sia in qualsiasi posto provinciale. Un po’ alla volta, però, un manipolo di “fedeli” che mi segue me lo sono conquistato e poi il fatto che cerco di gratificare prima me stesso che non l’aspettativa generale mi aiuta a non cercare le scelte più facili (vedi cover band) ma ricercare sempre o quasi l’autore.
E’ abbastanza evidente che una buona parte della scena musicale torinese abbia trovato nel tuo locale una seconda casa. E’ un caso o una scelta ben definita?
La storia di Torino in parte la conosci bene anche tu, diciamo che conoscevo delle band interessanti (Perturbazione, Linea 77, Subsonica ad esempio) ma l’aggancio vero per conoscere questa nuova Seattle italiana è arrivato quando sono rimasto folgorato dall’esibizione di Levante (che conoscevo un pochino per Alfonso) al concerto del Primo maggio del 2014. Da lì ho iniziato un percorso di “inseguimento” e ricerca di contatti per poterla portare a suonare da me (anche se fin da quei tempi era un fuori budget). Ho conosciuto ai suoi concerti un numero di artisti veri (Celona, Bianco, Nadàr Solo) che ho avuto la fortuna di portare nel mio locale e che mi hanno evidenziato che a Torino si respira aria di collaborazione e stima reciproca e tutti suonano con tutti. La trasferta a Torino, in quel paradiso chiamato Cap 10100 della grande Annarita Masullo, mi ha confermato che in quella città si respira arte musicale vera.
C’è un’artista che ammiri particolarmente, ma non hai ancora avuto modo di ospitare?
Un’artista che “vorrei ma non posso” …beh mi viene automatico dire Carmen Consoli. Mio amore da decenni (un po’ è la stessa storia di Levante, curiosamente e sicilianamente) e vista in decine di concerti…”intourconcarmen” sarebbe bello poterlo coronare qui da me. La vedo dura (anche se mai dire mai, visto che ho conosciuto, attraverso i concerti qui da me, persone vicino alla cantatessa!) ma come dice una nostra amica…”i sogni vanno inseguiti con tenacia perché a volte si riesce a realizzarli”.
Progetti futuri?
Mi auguro di poter continuare a lavorare per cose che mi piacciono.