Un disco perpetuo è come la scansione contabile del calendario, una sequenza di giorni annotati come la giaculatoria di una preghiera infinita che ci mette in contatto con qualcosa di più grande di noi. Nell’idea di Gianni Maroccolo “Alone” è l’opera dell’eterno ritorno, ovvero il ciclo di una musica destinata concettualmente a trasformarsi senza sosta, cambiando pelle e dissimulando la propria origine. La parabola vitale di “Alone” è scandita dalla pubblicazione di un nuovo capitolo ogni sei mesi, precisamente il 17 dicembre ed 17 giugno di ogni anno a partire dal 2018, così da risultare un progetto aperto ed incompleto per definizione.
Questo “Alone Vol. 3” si pone quindi in continuità con i predecessori, nel senso di attestarsi come la sonorizzazione immaginaria di un momento dilatato a dismisura in cui vengono catalizzati umori kraut impiantati su una generale attitudine post rock. Il terzo volume affronta la tematica della violenza contro i più deboli, come donne e bambini, mentre l’artwork di Marco Cazzato ritrae una libellula come simbolo di trasformazione e chiave interpretativa di una musica indefinibile. La libellula è il topos dell’album: l’insetto vive tre stadi di trasformazione che scandiscono tutta la sua vita. Ecco che allora “Alone Vol. 3” si struttura proprio in tre passaggi, come senso di uno sviluppo narrativo a più livelli, da un primo più superficiale sino ad uno più profondo e quasi inaccessibile.
L’opener Storia di Loletta (ispirato dai versi di una poesia scritta da Nina Maroccolo, sorella di Gianni) è intriso di un forte pathos alla Mogwai, e serve come semplice breve passaggio verso gli oltre venti minuti di The Slash in cui emerge la matrice elettronica dell’intero lavoro in cui si saldano i connettori che trasmettono le sinapsi nervose dello sviluppo sonoro di tutto il lavoro. La scrittura punta sul riempimento emotivo degli spazi, con una elettricità che nella parte centrale ti sovrasta all’improvviso come una tempesta nel deserto, dando vita ad ampie suggestioni di rock progressivo come racconto di un declino universale. La successiva Catene è il terzo stadio della libellula, quello in cui si forma l’identità nel trauma della crescita e che per l’uomo si misura in base al numero delle cicatrici sulla pelle. Il brano scorre su binari impervi, con la lentezza dell’alba che inaugura un nuovo giorno e che poi si carica di forza prima di tornare alla quiete di una nuova genesi.
“Alone Vol. 3” è un’opera affascinante e stratificata come i cerchi concentrici delle venature che si contano nella sezione del tronco di un gigantesco albero millenario. Maroccolo ha dato vita ad una sfida audace la cui collocazione temporale è nel tempo dell’attesa tra la pubblicazione di un capitolo e l’altro. D’altronde, come recita il celebre aforisma: “L’attesa del piacere è essa stessa il piacere“.
Giuseppe Rapisarda