Il primo maggio è stato pubblicato in streaming e digitale “Che diamine” (Maciste Dischi/Sony Music Italy), l’album d’esordio dei Diamine, due elecrto-pop romano.
Ascoltando “Che diamine” percepiamo immediatamente le influenze anni ’80-’90 sulla formazione. Sonorità dance e sfumature techno vengono sovrapposte al nostro cantautorato, con dei testi attuali che ci fanno rivivere le storie sgangherate dei nostri giorni. Sintetizzatori, tastiere e voci elettroniche ci raccontano le inquietudini della quotidianità in questi dieci brani nei quali molti potranno riconoscere la precarietà e l’inquietudine tipiche delle nostre esistenze.
Le tracce alternano un mood malinconico a impennate dance. In questi 30 minuti di musica i Diamine ci danno il benvenuto nelle loro vite, presentandoci la loro visione elettronica del mondo con un sound che spazia tra Cosmo, gli Ex-Otago e i Canova.
I primi brani del disco, “Supersonica”, “Ma di che”, “Via del Macello” e “Bolle di sapone”, hanno un sapore pop dalle melodie catchy e dalla forte capacità descrittiva. È a metà ascolto che i suoni si trasformano, si fanno più liquidi ed elettronici e i ritmi diventano più dance, penso a brani come “Da qualche parte”, “Chiunque tu sia”, “Niente di personale”, “Diamine” e anche il modo di raccontare le storie si fa più astratto. Qualche eco battistiana si può rintracciare in “Isolamento” e “Così via”, testi dalla matrice cantautorale che però trovano sfogo nei synth e nell’elettronica.
Quelle che ci propongono i Diamine sono storie di passioni, di notti a girare in macchina senza una meta, dove la Roma regala gioie e dolori, mentre il Tevere, la città e gli amori fanno da sfondo a quella inspiegabile nostalgia che spesso avvolge come una morsa i nostri cuori.
Recensione a cura di Egle Taccia