“Ho bisogno di qualcuno che mi indichi la strada/ La ragazza del futuro è una stella ubriaca”. Sono queste le prime parole dell’ultimo lavoro di Cesare Cremonini, “La ragazza del futuro”. Molto più di un disco: un progetto artistico e umano, che supera i confini dell’album stesso, come ha annunciato l’artista bolognese sulle sue pagine social, che ben prima del 25 febbraio, data di release, hanno presentato il concept alla base delle 14 canzoni che lo compongono.
L’avventura inizia con un “Colibrì” – primo singolo pubblicato a dicembre 2021. La ragazza del futuro lo segue in volo e arriva “dalla giungla a una metropoli”. La seconda e la terza traccia sono, infatti, due frames della stessa storia. Il nostro viaggio parte da qui: dalla paura di cadere e dalla voglia di raggiungere “cieli più limpidi”. Seguendo il colibrì, anche noi, come la ragazza del futuro, figura centrale ed emblematica del progetto, nonché rappresentativa dell’umanità che corre verso il domani, proseguiamo attraverso l’universo per camminare, finalmente, sulla luna. “Moonwalk” è forse il brano più intenso; una dedica al padre, venuto a mancare nel 2019. Impariamo a volare, come aquiloni, e raggiungiamo la notte cercando quello che abbiamo perso, “per non sentirci mai più soli”. Ci fermiamo per un po’, in un interlude di spazio e di stelle e riprendiamo la strada verso la Terra (“Vorrei partire con te per un viaggio nel mondo”): “La fine del mondo”, impreziosita dalla produzione di Tropico Petrella, torna, ancora una volta, sul tema principale del futuro imperscrutabile, impossibile da comprendere persino sul fondo di una tazzina da caffè, e sulla necessità, di fronte a questo dato di fatto, di continuare a percorrere la solita strada senza voltarsi. Con i piedi saldi sulla terraferma, Cremonini racconta del sentimento più terreno e antico che esista. “Chimica” parla di desiderio e di sesso, un viaggio nel viaggio, esplicita, impertinente, libera: per fortuna. “Camicia” è una favola dolce, è la prima parola detta al mattino, quando ancora si è a letto, assonati- deve essere nata così, come ha scritto l’autore, in una mattina di primavera, pigra e insolente. Un’altra sosta- nell’“Interlude –” e ci spostiamo nell’ultimo capitolo de “La ragazza del futuro”. “Stand Up Comedy” è il segreto di sopravvivenza in bilico sul filo della vita, la protagonista di “Jeky”, fra echi musicali beatlesiani, parte come noi per riscattare la sua libertà e sfidare la luna, invece di camminarci sopra, fregandola mentre tira forte le stelle. “Psycho” è il racconto delle piccole ossessioni quotidiane – espressione, probabilmente, tanto ossimorica quanto sincera -, “Chiamala felicità”, che segue l’ultima instrumental track (“Delfini”), è un gioco di parole che diventa un’invocazione alla gioia profonda e inspiegabile, “Dille che noi siamo qua”. È come se da una caduta libera dalla luna fino al nostro pianeta, il sentiero tendesse, al contrario, all’infinito. La frase che chiude il disco è “Dai, raccontami di te”. E la storia ricomincia.
Cremonini lo ha definito come l’album che non avrebbe mai immaginato di fare. Le strutture testuali sono mature, le composizioni musicali, se possibile, lo sono di più. Sembra che “Ce”, come lo chiamano in molti, non voglia stancarsi di raccogliere successi attraverso narrazioni sempre nuove e sorprendentemente viscerali, a tal punto da configurarsi come la replica senza sbavature degli abissi umani, che riguardano ognuno di noi. Le canzoni si scrivono insieme, somma di esperienze condivise e sentimenti tutti uguali perché appartenenti alla nostra essenza. “La ragazza del futuro” parla di noi e ci porta con sé alla scoperta di quello che verrà. Senza timore alcuno di abbandonarsi all’altrove.