Il Vittoriale degli Italiani è un luogo unico al mondo. Adibito a museo immediatamente dopo la morte di Gabriele d’Annunzio, ne conserva ancora l’immutato carisma.
Gardone Riviera (BS). Se passeggiamo per le stanze del Vittoriale degli Italiani che Gabriele d’Annunzio ha lasciato allo Stato al momento della morte, il primo marzo del 1938, ci aspettiamo che il padrone di casa ci appaia a sorpresa – nel modo stravagante che gli era congeniale – per illustrarci, con qualche spassoso aneddoto, com’è riuscito a reperire questo o quell’oggetto.
Gardone Riviera ha il proprio cuore nel Vittoriale, paese a se stante con una Priora, un parco, un Museo della Guerra, un auditorium, il MAS 96 e la nave Puglia.
All’insegna di un concerto di stili, orientaleggiante, sacro, profano, è un luogo in cui il kitsch si unisce alla raffinatezza dei mobili di valore inestimabile, dove tutto è in antitesi.
Là dove il grottesco si unisce al fascino, le stanze del Vittoriale sono palesemente un rifugio. Il Vate, nel 1921 (anno in cui acquista Villa Cargnacco dal collezionista tedesco Heinrich Thode) cerca di creare un luogo della memoria, un reliquiario studiato per accompagnare gli ultimi anni della sua vita; è impossibile – infatti – ammirare queste opere d’arte miste a cianfrusaglie senza pensare ai tre personaggi romanzeschi fondamentali ed emblematici della figura del dandy: Andrea Sperelli (alter ego di d’Annunzio stesso) ne Il Piacere; il Dorial Gray di Oscar Wilde ed il Des Esseintes di Joris Karl Huysmans.
Il suggerimento è proprio quello di recarsi a Gardone dopo aver letto le tre opere, per non perdere gran parte del senso del “vivere inimitabile” cui d’Annunzio fu sempre fedele, così come al personalissimo concetto di super uomo. Se le decisioni politiche ed esistenziali del Vate possono risultare ostiche al visitatore moderno, la componente fortemente ironica che non lo abbandonò mai ci aiuta a rivalutarne la figura, molto distante rispetto al ritratto che ne danno i libri di scuola, spesso poco disposti ad una valutazione oggettiva della sua opera.
La ristrutturazione della villa e la successiva trasformazione ad immagine e somiglianza del nuovo proprietario, furono affidate all’architetto Gian Carlo Maroni.
Recandosi al Vittoriale oggi è possibile ammirarne l’opera al completo. Partendo dall’immenso parco immerso nel verde a nascondere suggestive costruzioni in pietra, fino ad arrivare alla nave Puglia, personalissimo monumento ai caduti ed il MAS 96 imponente e ormai silenzioso testimone della Beffa di Buccari, accompagnato da immagini fotografiche di repertorio.
Tutto indica che dobbiamo andare oltre e guardare più in alto verso il mausoleo, unica costruzione che ci obbliga a ricordare che la dimora di Gabriele d’Annunzio è anche una tomba maestosa.
Ma la parte più emozionante della visita è costituita dalla Priora e dal Museo della Guerra, ai quali sono stati – recentemente – aggiunti nuovi spazi espositivi. Impossibile catalogare o tentare di dare un’idea dell’eterogeneità del materiale raccolto, anche se le due diverse ubicazioni vogliono delimitare una linea netta tra il d’Annunzio politico ed il letterato.
Attraversando il cortile, abbiamo accesso alle stanze della casa, dentro le quali vorremmo avere più spazio e più tempo per sostare e farci raccontare tutto ciò che questa miriade di oggetti sembrano ansiosi di dirci. Passiamo, infine, alla sezione dedicata alle mostre temporanee: svariate sezioni che vogliono rappresentare il concetto di teatro tanto caro a d’Annunzio che vedeva nella rappresentazione teatrale un’unione di tutte le forme d’arte: pittura, recitazione, musica e costumi. La relazione con Eleonora Duse – infatti – è protagonista assoluta ed è da vedersi come cuore pulsante della raccolta di cimeli del Vittoriale.
Emanuela Borgatta Dunnett