Si è trattato di un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di arte, quello con Henri De Toulouse-Lautrec al Palazzo della Cultura di Catania che ha offerto ai visitatori un autentico spaccato della vita parigina di fine Ottocento. Dopo il successo formidabile delle recenti mostre dedicate a Escher e a Maier nella città etnea, gli eventi firmati Arthemisia sono ormai una garanzia.
La mostra intitolata “Toulouse-Lautrec. La ville Lumière” ha aperto i battenti giorno 7 febbraio 2018. Avrebbe dovuto concludersi il 3 giugno ma, complice una grande affluenza di catanesi e turisti, è stata prorogata fino giorno 9 settembre 2018. Curata da Stefano Zuffi, con una selezione di 150 opere provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene, l’esposizione monografica si propone di ricostruire uno dei percorsi artistici più interessanti di sempre.
E, dopo averla visitata, possiamo affermare senza troppe remore che ci riesce bene. Nonostante l’esposizione, infatti, si concentri su disegni, illustrazioni, manifesti pubblicitari, locandine, acquerelli, video e fotografie – escludendo così i quadri più conosciuti di Toulouse-Lautrec – essa riesce a cogliere letteralmente nel segno. Attraverso un’accuratissima organizzazione del materiale, che inizia con le litografie e si conclude con le fotografie, il curatore è riuscito a restituire perfettamente allo spettatore l’idea di un universo artistico estremamente originale come quello di Lautrec.
Ma non solo. Grazie a una cura dei dettagli attenta e minuziosa, a un continuo dialogo con il visitatore che riesce a sentirsi parte attiva del percorso, quella tenutasi al Palazzo della Cultura non è una semplice esposizione d’arte, ma un vero e proprio viaggio in un’altra epoca. Una volta entrato, lo spettatore, senza se e senza ma, viene catapultato in un’atmosfera d’altri tempi che, grazie alle musiche e ad altre particolari istallazioni, riesce a inghiottire letteralmente i suoi visitatori. Sarà così che lo spaccato della Parigi di fine Ottocento – pullulante di artisti di strada, prostitute, ballerine e reietti – a cui Lautrec dedicò l’intera vita, prenderà forma.
Tramite un focus non solo sulle opere e sulle tecniche di Lautrec, ma anche su alcune figure che hanno segnato il suo percorso artistico, è possibile entrare in contatto con una delle personalità più originali della Belle Époque. Nonostante la sua breve esistenza, sfortunata e interrotta all’età di trentasette anni, le opere di colui che venne soprannominato “l’anima di Montmartre” riescono ancora oggi, a più di un secolo, a esercitare un fascino magnetico negli occhi di chiunque le guardi.
Complice l’eterno fascino della ville lumière, con i suoi café, locali e bordelli unici al mondo, Lautrec è riuscito a fotografare – tramite un’infinità di tecniche che sviluppò nel corso della sua vita – uno dei periodi storici europei più affascinanti. E con esso, una serie di figure e personalità che, senza l’artista, sarebbero state delle semplici meteore nel cielo parigino di fine Ottocento: grazie ai suoi disegni, Lautrec è riuscito a renderli immortali.
Tra le opere più interessanti presenti in mostra, alcune famose litografie a colori come Jane Avril (1893), manifesti pubblicitari come il misterioso La passeggera della cabina 54 (1895) e Aristide Bruant nel suo cabaret (1983), disegni, e illustrazioni per giornali, come La Revue Blanche, con i quali Lautrec collaborò nel corso della sua vita.
Tutto frutto della formidabile mano di un artista che iniziò a disegnare solo per un caso fortuito: appassionato di equitazione, dopo due cadute da cavallo, fu colpito da una forma di nanismo che lo costrinse a letto per lungo tempo. Fu così che l’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec incontrò l’arte, un incontro che – per nostra fortuna – lo portò a rifiutare gli agi della vita borghese e a trasformarsi nel grande artista della Parigi bohèmienne che tutti oggi conosciamo.
Articolo a cura di Antonietta Bivona.
