C’è chi lo ha definito l’ultimo dei poeti e chi lo ha accusato di fare un cattivo servizio alla poesia. Lui, per tutta risposta, si è fatto stampare delle magliette con su scritto “criminale poetico seriale”. La verità è che c’è sempre questo esasperato bisogno di categorizzare e quando non si riesce si critica. Stiamo parlando di Guido Catalano, poeta torinese, classe 1971. Sei libri di poesie alle spalle e un romanzo, D’Amore Si Muore, Ma Io No. Un successo incredibile. Ti amo ma posso spiegarti e Piuttosto che morire m’ammazzo hanno venduto più di 30.000 copie ed è uscito da poco Ogni volta che mi baci muore un nazista, edito da Rizzoli.
Diventato famoso anche per i suoi innumerevoli reading atipici in giro per lo Stivale, un misto di poesia e cabaret, è tornato, in queste ultime settimane, a calcare i più prestigiosi palchi per presentare la sua ultima raccolta di poesie. Sold out al Teatro Colosseo di Torino, dove ha superato il record di 1500 presenze, e all’Alcatraz di Milano, sabato 18 febbraio ha portato il suo spettacolo al Teatro Comunale di Cesenatico.
Un vero e proprio one man show accompagnato da risate e ovazioni. “Credo sia arrivata anche qui la notizia che io, da cinque o sei anni, sono diventato un sex symbol (…) E’ fighissimo, sappiatelo, lo consiglio”. Intelligenza, umorismo e una sana autoironia sono sicuramente le carte vincenti di questo poeta, quel non prendersi troppo sul serio, saper far ridere anche quando si toccano temi più importanti e la curiosità. “Io credo che quando uno scrive poesie, ma anche altre cose, sia importante essere curiosi, aver sempre un’antenna accesa per vedere e sentire quello che succede” spiega infatti Catalano nel presentare una delle sue poesie.
Tanti versi dedicati all’amore, in ogni sua forma, riferiti quindi anche alle storie che finiscono, “Le chiamo poesie di fine rapporto, le PFR (…) Non sbagliatevi, non le dedicate queste…se non alla fine del rapporto!”, tanti ritratti di donna “14 donne, forse una sola, non è ancora chiaro”, tanti cani, tanti gatti…
E poi lo spazio riservato alla rubrica “La posta del colon”, anticipato dalla colonna sonora de “Il tempo delle mele”, “l’abbiamo scelta solo perché io sono ancora innamorato di Sophie Marceau, dalla seconda media”, una sorta di posta del cuore ma con un altro organo, in cui Guido (indossando un camice bianco) legge lettere, dei “macro temi”, e tenta di trovare una soluzione ai problemi amorosi. Il pubblico ride, si diverte, partecipa ai vari sketch, come quando, per esempio, viene invitato a fischiettare per coprire l’imbarazzo della pausa “idratazione” del poeta che ha bisogno di bere.
Catalano riesce a rendere comico anche il “momento marketing”, quando per esortare la gente a comprare Ogni volta che mi baci muore un nazista, afferma che “Ho un contratto cinquantennale con Rizzoli, per cui se non vendo abbastanza questi mi mandano in Russia a fare il poeta russo”.
Assistere ad un reading di Catalano regala la possibilità di staccare la spina per un’ora e mezza abbondante, puoi lasciare a casa tutte le frustrazioni quotidiane e puoi ridere, ridere di gusto, ridere fino alle lacrime, che, signori, scusatemi se è poco! Se poi hai la pazienza di attendere per farti autografare il libro, ti accorgerai anche che, dietro a quell’intelligente ironia, c’è una persona persino timida che arrossisce nel chiederti il nome e dedica ad ognuno un pensiero diverso.
“Il poeta, una cosa.
Una cosa deve fare il poeta
non è che sia un lavoro così difficile, il poeta
il poeta, non è che sia un mestiere così complesso
perché al poeta, signori
gli si chiede una cosa che è una
al poeta gli si chiede
siediti
mettiti comodo
e scrivine una bella
ecco cosa deve fare il poeta
il resto, tutte minchiate”
(Da “Il poeta”, Ogni volta che mi baci muore un nazista)