“Scrivere, camminare, mangiare e bere con le tue mani, afferrare gli oggetti, sfogliare un libro o un giornale sono cose normali solo finché non ci vengono tolte. Ma si possono ritrovare, questa è la vera notizia, e scriverlo, io penso, attiva a sua volta le storie di ciascuno, in una sorta di ghirlanda amorosa.” Con molta cura, il lungo diario di Severino Cesari, edito da Rizzoli, è questo: meraviglia per i piccoli gesti di autonomia riguadagnati, gratitudine per le persone che somministrano ‘La cura’, la chemioterapia per il cancro al colon, apprezzamento per i segni di amicizia e per l’amore quotidiano dei familiari, gioia di poter godere dei suoi amati libri e di poter lavorare qualche ora.
Non c’è segno di amarezza, nemmeno nelle ultime pagine, quelle più faticose e dolorose. La progressione della malattia è narrata sempre con levità, ironia, in ogni situazione c’è qualche aspetto positivo che arricchisce e soprattutto ci sono persone in tutta la loro fragile, profonda umanità. Così Facebook diventa un mezzo di comunicazione e condivisione. “Speravo proprio, al momento di iscrivermi mesi fa, nel 2014, che Fb fosse questo: un luogo dove potevi condividere anche ciò che di più intimo e privato ed enorme ti fosse accaduto, perché diventasse esperienza comune, dunque più leggera, più sostenibile, più “normale” nel senso di uscire dal numero di quelle cose che ti fanno sentire un animale ferito.”
Quest’opera è un lungo addio, per non dimenticare niente e nessuno, un inno a tutte le piccole cose per cui ci dimentichiamo di ringraziare, un antidoto contro la rabbia per ciò che apparentemente va storto.
Recensione a cura di Merilisa Canali