LE PRIME DATE
PRIMA ASSOLUTA / 8 NOVEMBRE – REGGIO EMILIA – TEATRO ARIOSTO
24 E 25 NOVEMBRE – MONCALIERI (TORINO) – FONDERIE LIMONE
13 DICEMBRE – CARPI (MODENA) – TEATRO COMUNALE
6 GENNAIO 2018 – PISA – TEATRO VERDI
7 MARZO 2018 – MASSA CARRARA – TEATRO GUGLIELMI
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OFFLINE (in tempo reale) è una performance di parola, musica e gesto che gioca a scomporre e sovrapporre i piani del virtuale e del reale.
La materia musicale è fornita dalle canzoni degli Africa Unite – il gruppo più rappresentativo del reggae made in Italy – in una elaborazione per quintetto d’archi (a cura di Architorti) e per elettronica applicata.
La parte fisica, visibile, toccabile è costituita dalle coreografie di Michele Merola per la MM Contemporary Dance Company.
Gesto, parola e musica dialogheranno anche con i loro cloni virtuali proiettati su schermi, in una sorta di continuum dove il “programmato’’ si mixa con il reale fino a sovrapporsi.
Una performance che non può essere rinchiusa in una sola etichetta, ma che creerà un mondo nuovo di immagini, suoni e movimenti che scaturiranno dall’energia vorticosa e trascinante dei quattordici artisti in scena.
Sinossi
Parola, musica, gesto. La loro interazione e persino il margine d’errore che contengono sono l’unica caratteristica che garantisce una comunicazione vera in un’epoca che ci allontana dall’esperienza umana per proporci e imporci, spesso, i falsi storici del virtuale.
OFFLINE (in tempo reale) è una performance che vuole proporre, scomporre e sovrapporre i livelli del reale e del virtuale attraverso la musica e il gesto. Le canzoni degli Africa Unite, in un’elaborazione, completamente inedita, per elettronica applicata e quintetto d’archi (a cura di Architorti) costituiscono la colonna sonora e la materia musicale; le coreografie di Michele Merola per la MM Contemporary Dance Company costituiscono invece la componente fisica, reale, visibile, “toccabile”.
Nel corso dello spettacolo gesto, parola e musica si misureranno inoltre con i loro cloni virtuali proiettati su schermi, dialogheranno con loro in una sorta di continuum dove il “programmato’’ si mescola con il reale. Il quintetto stesso potrà moltiplicarsi e diventare orchestra, mentre Madaski e Bunna si confronteranno con l’immagine virtuale del loro personaggio.
Lo spettacolo è articolato in tre parti che si susseguono senza soluzione di continuità. Ciascuna sezione è anticipata da un breve “recitativo” che ne riassume l’azione o ne cita i temi principali facendo riferimento ai brani eseguiti.
La prima parte – L’illusione – è introdotta da Hopptiquax, il personaggio ambiguo e distorto interpretato da Madaski che rappresenta la rete delle reti, la rete per tutti, la rete che risolve, il navigatore personale nei meandri del virtuale. La rete è diventata il “media” per eccellenza, in grado di “portarvi tra soffici sapori e colori, insegnarvi a parlare, ragionare, mangiare e persino ad amare”. Oltre il suo fascino però si nascondono non poche contraddizioni, fisiche e concettuali proposte (o imposte) dal virtuale…
Brani: Hopptiquax, Come in un film, L’attacco alla corda
La seconda parte – Social Addicted – presenta il nuovo esercito di “social addicted”, che fanno della propria vita un’esposizione continua e spettacolare, sempre attenti a tenere sotto controllo lo “spettacolo” delle vite altrui.
Brani: L’esercito con gli occhiali a specchio, Rughe indelebili, The Cage, Sottopressione
Nella terza parte – La reazione – emerge la consapevolezza della crescente dipendenza dal virtuale che ci controlla in modo subdolo e incide sul nostro presente ma anche sul nostro futuro. Per uscirne serve recuperare la memoria, serve riflettere, conoscere i meccanismi che governano una tecnologia che certamente aiuta ma non può e non deve sostituirsi all’umano.
Lo spettacolo culmina con la sovrapposizione delle due parti in gioco e si chiude con una domanda inquietante: “Sappiamo ancora permetterci di rimanere OFFLINE? Per quanto tempo? Come riusciremo a confrontarci con la tecnologia che noi stessi abbiamo creato senza far uso di essa? Forse una nuova guerra è già iniziata.
Brani: Quando fuori piove, Il Partigiano John, Notti, Il mio pensiero lucido
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“La musica è una importante e potente forma di comunicazione.
Lo è sempre stata e, nei nostri 35 anni di esistenza come band, abbiamo spesso dibattuto sul ruolo che possa, debba avere all’interno del tessuto sociale. Abbiamo sempre scelto con cura temi e argomenti su cui scrivere, facendo attenzione a non usare mai lo stile sloganistico, ove si scandiscono certezze a tempo… e preferito immagini, input, domande agli assiomi precotti e preconfezionati di una certa scena musicale. Quella reggae, appunto, alla quale ci sentiamo di appartenere solo in parte.
OFFLINE è uno spettacolo in cui convergono le nostre esperienze e, sicuramente, questo nostro approccio “poco ortodosso”. La multidisciplinarietà è un percorso che affrontiamo per la prima volta e con molta passione, il fatto di unire danza e contenuti mediatici ai nostri testi, con l’ulteriore elaborazione musicale degli Architorti ci stimola molto”.
Madaski (Africa Unite)
“Sembrerà paradossale, ma il rapporto con la classica, nel momento in cui si collabora con alcune realtà extraclassiche come gli Africa Unite, si intensifica, o quantomeno il classicismo in musica diventa la bussola da cui non va mai distolto lo sguardo (nel caso specifico l’orecchio…).
Ampliando l’orizzonte mentale e uditivo in senso lato immaginiamo di escludere la timbrica strumentale (es: niente batteria ma neanche il violino), l’interpretazione, l’andamento ritmico. Rimangono solo le note. Ebbene: in molti generi extraclassici c’è più classicismo di quello che si può immaginare a un primo e superficiale ascolto. Gli Africa Unite ne sono un esempio”.
Architorti
“Non avevo mai coreografato su musica reggae e devo dire che, a parte un primo momento di preoccupazione, il ritmo musicale mi ha letteralmente trasportato in una nuova ricerca stilistica dove movimento del corpo e gesto trovano una nuova linfa… Sono rimasto sorpreso da come il corpo, attraverso la musica degli Africa Unite, con le rielaborazioni degli Architorti, abbia trovato nuove strade di comunicazione corporea”.
Michele Merola (MM Contemporary Dance Company)