Lo scorso 6 dicembre è approdata al Teatro Metropolitan di Catania una tappa del “Pinocchio & Company Tour” di Edoardo Bennato, celebrazione di una carriera lunga quarant’anni. Quello che il cantautore flegreo mette subito in chiaro al pubblico che riempie ogni spazio del teatro catanese è che il passato per lui ha ben poco interesse, perché l’unica cosa che veramente conta è il presente ed il futuro prossimo. Quindi non si cada nell’errore di pensare ad uno spettacolo-karaoke dei brani più noti: “Pinocchio & Company Tour” è la messinscena di un tempo presente, popolato da burattini, furbacchioni e faccendieri, ispirati ai personaggi creati da Carlo Collodi e che nell’immaginario di Bennato diventano protagonisti di un romanzo tragicomico. La tracklist alterna con equilibrio brani del repertorio più conosciuto, suonati con arrangiamenti nuovi e rispettosi della loro originarietà, e brani più recenti, compresi alcuni tratti dall’ultimo album “Pronti a salpare”.
La prima parte del live-set è tutto acustico. Il sipario si apre con una ouverture cameristica sulle note di Vivaldi suonate dal Quartetto Flegreo (Simona Sorrentino, Fabiana Sirigu, Luigi Tufano e Marco Pescosolido) su cui fa il suo ingresso Bennato con Dotti medici e sapienti. L’impatto è di grande spessore emotivo, così come l’interplay tra la dodici corde e le tessiture armoniche degli archi e sin da subito questo atipico ensemble definisce le coordinate del viaggio, determinando grande feeling con il pubblico che risponde con entusiasmo. Seguono In Fila per tre, Fantasia e L’isola che non c’è, per poi proseguire con Le ragazze fanno grandi sogni, La Fata, Detto tra noi e Cantautore. Il Quartetto Flegreo esce di scena e Bennato resta da solo con la sua chitarra ad intonare Abbi dubbi, Sono solo canzonette e Il gatto e la volpe. Con l’antimilitarista Stop America entra la band al completo e su un grande schermo alle loro spalle vengono proiettate immagini iconiche del mito americano intervallate da immagini di guerre e lotte civili. La band di supporto, formata da Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli (chitarre), Raffaele Lopez (tastiere), Roberto Perrone (batteria e percusioni) e Arduino Lopez (basso), rende percepibile tutto il loro grandissimo affiatamento ed un notevole impatto sonoro, con gli strumenti sempre perfettamente bilanciati.
Brani come Mangiafuoco, Quando sarai grande, canzone alla quale il Nostro sottolinea di tenere in particolare, Mastro Geppetto e Lucignolo (due nuovi brani che si aggiungono idealmente all’album “Pinocchio”) esplodono in tutta la loro carica di fisicità. Il punto più alto della serata si raggiunge con il nuovissimo A Napoli 55 è ‘a musica, blues che si trasforma in una interminabile jam session in cui vengono esaltatele doti chitarristiche di Scarpato e Porcelli. Non mancano Sotto Viale Augusto che ce sta?, Vendo Bagnoli, Tutto sbagliato baby. Sull’omonimo Pronti a salpare rientra sul palco il Quartetto Flegreo per una chiusura corale con Rinnegato.
Il bis è affidato al mood rossiniano Non è bello ciò che è bello, solo voce e archi, La calunnia è un venticello (momento toccante dedicato ad Enzo Tortora e Mia Martini), Un giorno credi, Il rock di Capitano Uncino, Meno male che adesso non c’è Nerone, mentre In prigione, in prigione, con il pubblico in piedi sotto il palco, mette il sigillo ad una performance generosa ed inesauribile. Bennato dimostra ancora di essere probabilmente uno degli ultimi cantautori politici del nostro Paese, dotato di una ironia scagliata come dardo infuocato contro le vuote maschere borghesi, i baciapile e gli ipocriti del terzo millennio. Se dalla farsa alla tragedia il passo è breve, in mezzo ci stanno le canzoni di Bennato a raccontarci che il cupio dissolvi del nostro tempo non si sarebbe verificato senza il nostro tacito consenso. Grande serata.
Giuseppe Rapisarda
