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No Report

No Report – Niccolò Fabi live, essenzialità e pelle d’oca.

fabi

Sabato 17 dicembre si è tenuto al teatro La fenice di Senigallia il concerto di Niccolò Fabi. Ennesima data sold out dopo mesi e mesi di tour.

Ho ascoltato Una somma di piccole cose, l’ultimo lavoro discografico del cantautore romano, appena uscito e me ne sono innamorata. Uno di quegli album che ti lascia il segno, che lacera e lenisce al tempo stesso. La sensibilità e la scrittura poetica sono caratteristiche ben note di Niccolò, eppure, se l’ascolto dell’album emoziona, il live scardina qualunque barriera interiore, decisamente non consigliato ai deboli di cuore.

Il concerto inizia puntualissimo, intorno alle 21.15, ed è proprio Una somma di piccole cose ad aprire le danze, seguita da Ha perso la città, “E ha perso la città, ha perso un sogno, abbiamo perso il fiato per parlarci, ha perso la città, ha perso la comunità, abbiamo perso la voglia di aiutarci…”, testo tristemente attuale le cui parole vengono cantate da molti. Il teatro comincia a scaldare i motori, pardon, le voci. Con Facciamo finta, la pelle d’oca (che personalmente non mi ha più abbandonata per tutto il live) è inevitabile.

Ad accompagnare Niccolò una band, from Torino, dal talento indiscusso che lo stesso cantautore presenta più volte al pubblico con chiaro orgoglio: Alberto Bianco, Matteo Giai, Filippo Cornaglia e Damir Nefat. Empatia totale. Credo non si potesse fare scelta migliore.

C’è spazio, ovviamente, anche per successi del passato come Evaporare ed Elementare, per poi tornare al presente…”Se avessi meno nostalgia, saprei conoscere, godermi e crescere. Invece assisto immobile al mio nascondermi, e scivolare via da qui”, la bellezza di Filosofia agricola. Uno dei momenti più toccanti arriva con Non vale più, “Il sogno di un uomo che tende la mano. La speranza reale di una sveglia collettiva. Oggi non vale più. Oggi non basta più”.

Riposta per un attimo la chitarra, Niccolò passa al piano per una serie di pezzi ad alto contenuto emozionale, tra cui Una mano sugli occhi da standing ovation, una perla di tanti anni fa, Mimosa e uno dei miei pezzi preferiti, Una buona idea.

Tra un pezzo e l’altro tanti inchini e ringraziamenti…poche parole, ma abbastanza da lasciar intravedere anche la parte più ironica e leggera di Fabi. Si continua con Le chiavi di casa, seguita da due pezzi importantissimi nella discografia di Niccolò, Solo un uomo e Costruire.

E’ il momento di Io Vento d’estate. Alla fine di quest’ultima si crea un simpatico siparietto in cui, dopo un variegato scambio di cori, Niccolò lascia la parola al pubblico per un, parole sue, test psicologico: “Vento d’estate io vado al mare, vado al mare, non mi aspettate…”e la gente si divide, chi continua con ” Forse mi perdo” e chi con “Mi sono perso”…ed è proprio vero, in base alla risposta si ha lo specchio della condizione emotiva a noi più consona. “Consulenza psicologica gratuita”, come ci sottolinea il caro Fabi!

Con Oriente e Lasciarsi un giorno a Roma arriva l’apoteosi. Molti abbandonano le poltroncine e raggiungono il sotto palco. Si canta fortissimo. Arrivano i saluti e la buonanotte, ma non può finire così. Infatti, tempo di riprender fiato, Niccolò rientra, mani sul piano e una meravigliosa Vince chi molla. “Distendo le vene. E apro piano le mani. Cerco di non trattenere più nulla. Lascio tutto fluire. L’aria dal naso arriva ai polmoni. Le palpitazioni tornano battiti. La testa torna al suo peso normale. La salvezza non si controlla…Vince chi molla”. A mio avviso una delle più belle canzoni mai scritte.

Per riequilibrare un attimo gli animi, Niccolò lascia spazio ai giovani e cede il microfono a Bianco e alla sua Filo d’erba. Inutile dire che conosco bene la discografia e la bravura di Alberto e vederlo su quel palco mi fa molto piacere. Un bel traguardo per lui e la band.

Questa volta siamo giunti davvero alla conclusione, Lontano da me seguita dalla cover di John Denver, Take me home, country roads. Gli applausi non si contengono. Siamo tutti in piedi.

Due ore abbondanti di musica di alta qualità. La dimostrazione di come non siano necessarie particolari sovrastrutture quando sul palco troviamo un artista che sa arrivare diretto al cuore della gente, semplicemente cantando.

Concedetemi un plauso al tecnico luci, Fabrizio Valinotti, per aver contributo, con la sua bravura, a rendere quel palco ancora più magico e ipnotico.

 

 

 

Written By

Cinzia Canali nasce a Forlì nel 1984. Dopo gli studi, si appresta a svolgere qualunque tipo di lavoro, ama scrivere e ha la casa invasa dai libri. La musica è la sua passione più grande. Gira da sempre l'Italia per seguire più live possibili, la definisce la miglior cura contro qualsiasi problema.

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