Il mio incontro con il nuovo album di Omar Pedrini, “Come se non ci fosse un domani”, inizia in un lunedì di giugno, durante l’instore alla Feltrinelli di Catania, in un incontro con il pubblico che si è rivelato speciale e insolito, mostrando quasi immediatamente l’umanità e la sensibilità dell’artista. Pedrini ha presentato il suo nuovo lavoro raccontandoci molti degli spaccati di vita su cui si fonda l’album, svelando il dolore e la forza che si nascondono dietro a molti brani, concludendo il suo racconto facendoci ascoltare alcuni pezzi del disco e dedicando “Sole Spento” ai tanti fan che erano presenti e che lo hanno seguito in tutti questi anni.
Da quel pomeriggio è iniziata una vera e propria avventura musicale durata due giorni e vissuta insieme all’amico Simone Gabriele Russo, ottimo giornalista, con il quale abbiamo realizzato delle interviste insolite, che si sono trasformate in un tour della città, durante il quale l’artista ci ha raccontato tutta la sua storia, mentre ci perdevamo tra le bellezze di Catania.
È per questa ragione che questa recensione avrà una struttura un po’ diversa dal solito e cercherà di raccontarvi tutte le informazioni che Omar ci ha fornito in questi due giorni bellissimi, trascorsi tra una granita alle mandorle e una passeggiata in centro.
L’album si apre con un pezzo fortissimo, “Come se non ci fosse un domani”, che dà anche il titolo all’album; tratto da un intercalare molto comune tra i ragazzi, per l’artista assume tutto un altro senso, quello dell’amore per la vita, per l’oggi che deve valere più del domani. Come tutti sanno, il nostro Omar ha dovuto attraversare periodi bui a causa di seri problemi al cuore e questo album rappresenta la sintesi di una vera e propria rinascita, che ci consegna la voglia di vivere di chi si è aggrappato così fortemente alla vita da riuscire a coglierne i lati migliori. Inevitabilmente il disco è anche carico di ricordi del suo passato, ricordi di amici che non ci sono più, di serate in cui da una camera d’hotel osservava i ragazzi in fila fuori da una discoteca, di un’epoca musicale in cui le chitarre dominavano la scena e che ora sembrano scomparse, uccise dall’elettronica. Ma è anche un disco che si conclude con un sorriso, con “Sorridimi”, con la gioia di un padre nel confrontarsi con la vita che nasce, con la responsabilità di essere presenti e accompagnare questa nuova vita ad affacciarsi al mondo, dimenticando il dolore e i brutti ricordi.
Due città aleggiano su questo racconto, diverse, ma avvolte dalla stessa malinconia. Ne “Il cielo sopra Milano”, ci presenta una città truccata e plastificata, raccontata da chi è fermo in mezzo a un mondo che gli corre intorno, mentre i suoi occhi guardano a un cielo vicino a chi lo sa cercare. Poco più avanti ci si imbatte in un’altra città, quella raccontata in “Freak Antoni” , in un brano che nasce da un incrocio del destino. L’autostrada del Brennero, percorso che accompagnava le sue fughe giovanili a Bologna quando, con un amico che ora non c’è più, andava a incontrare il mondo nella città che ha fatto da sfondo a tante storie musicali, diventata il luogo in cui si ritrova a correre, molti anni più tardi, ancora una volta incontro alla vita, in un viaggio in ambulanza che lo condurrà verso un delicatissimo intervento al cuore. Uno spaccato di vita e di nostalgia, tratteggiato da chi sa che sta per sfidare la morte correndo verso la speranza di una seconda occasione. Questo senza dubbio è il pezzo più forte del disco, che si attacca al cuore e porta gli occhi a piegarsi alle lacrime, ancor di più se si ha un legame speciale con Bologna.
Musicalmente “Come se non ci fosse un domani” è un disco eccezionale, un disco che sicuramente ha l’aria un po’ retrò rispetto alla produzione musicale di oggi, ma che verrà di certo apprezzato da chi ha superato i trenta e che ha quindi vissuto gli anni d’oro del rock alternativo italiano, album che potrebbe essere invece un buon punto di partenza per i più giovani, permettendogli di avvicinarsi alle chitarre e a quel rock che oggi sembra un po’ appannato. Il disco è infatti pieno di bei riff e chiari riferimenti a un certo rock americano di provincia.
“Come se non ci fosse un domani” è un album profondo ed emozionante, su cui soffermarsi in un ascolto attento, album da ascoltare col cuore. E’ un disco a cui affezionarsi, da stringere forte e non lasciare più.
Alla fine di questo viaggio io e Simone ci siamo ritrovati a salutare Omar con tanta emozione, mentre si avviava a far pace con “Dimenticare Palermo”.
Recensione a cura di Egle Taccia