Sulla copertina dell’ultima fatica intitolata “L’abisso”, ventesimo album in studio in quasi quarant’anni di onorata carriera, troviamo un corrucciato Federico Fiumani intento a leggere la linea della vita sulla mano destra, e la discreta quanto inquietante presenza di un rasoio sembra farci inizialmente pensare alla malsana idea di darci un taglio, a quella linea che lo ha ormai condotto al traguardo dei sessant’anni; l’intensa fotografia di Samuel Calvisi invece rispecchia appieno la solita ironia dell’artista, che il rasoio sembra averlo impiegato per radersi a puntino, per l’importante occasione rappresentata dall’uscita di questa nuova tappa del suo percorso artistico.
“L’abisso” è infatti la trasposizione in note e soprattutto parole arrabbiate ed amare di quanto Fiumani veda attorno a sé, cittadino di un mondo e di una società che sembrano dirigersi verso il vuoto più assoluto. In quest’occasione, abbiamo a che fare con dieci brani di rock cantautoriale, nei quali il volume delle chitarre è abbassato quanto basta per dare peso e risalto ai testi al vetriolo, carichi certamente di sarcasmo ed amarezza eppur mai completamente privi di un briciolo di positività che lasci intravedere la luce in fondo alla più profonda oscurità.
In una realtà negativa (“L’impero del male”), pieno di megalomani sfrontati (“Il figlio di Dio”) vi è pur sempre l’amore come elemento di conforto anche nelle sue manifestazioni contemporanee caotiche e distorte descritte, nel bel trittico “Così delicata”, “Non posso separarmi da te” e la caustica “Fica power”, impreziosita dai bellissimi arrangiamenti chitarristici che accompagnano un Fiumani a tratti divertito; inoltre, vi è pur sempre la musica come fonte di positività e salvezza, con le good vibrations fra Who e post punk de “I ragazzi stanno bene”, canzone in cui viene data possibilità di libero sfogo tanto agli strumenti quanto allo stesso cantante, che regala al pubblico una sana lezione di rock.
“L’abisso” è un album riuscito ed ispirato che riporta sulle scene un artista di cui la scena italiana ha ancora bisogno, di cui citiamo ancora due brani secondo noi particolarmente emblematici: la traccia di apertura “Leggerezza” è un piccolo capolavoro new wave che si colloca certamente fra i migliori brani dell’intera discografia dei Diaframma, con atmosfere suggestive ed un testo profondamente riflessivo, e quella di chiusura “Luce del giorno”, un inno alla spensieratezza in cui Federico e compagni sembrano a tratti improvvisare, ma soprattutto un titolo dal forte valore simbolico a farci intendere che anche dall’abisso più oscuro si può vedere la luce e tentare la risalita.
Finché sulle scene vi saranno artisti lucidi e capaci di veicolare il proprio messaggio come Fiumani, non dubitiamo che sia davvero così.
Tracklist:
- Leggerezza
- Il figlio di Dio
- L’impero del male
- Così delicata
- I ragazzi stanno bene
- Ellis Island, 1901
- Le auto di notte
- Non posso separarmi da te
- Fica Power
- Luce del giorno