Ha fatto bene la disintossicazione a Zachary Cole Smith se il risultato è Deceiver, il terzo album in studio della band indie rock americana DIIV, pubblicato lo scorso 4 ottobre 2019.
L’album arriva tre anni e mezzo dopo ‘Is the Is Are’, il secondo album della band newyorkese.
‘Deceiver’ è il frutto del percorso di riabilitazione di Zachary Cole Smith, il frontman della band statunitense che sembrerebbe essersi definitivamente liberato dall’abuso di sostanze stupefacenti.
Partita bene con l’indie rock ed il jangle a-la-Smiths dell’album d’esordio del 2012 ‘Oshin’, la band si è poi perduta nei meandri delle sonorità noise e dei feedback confusi ed ipnotici del secondo album ‘Is the Is Are’, prodotto nel periodo di piena tossicodipendenza di Cole Smith e del batterista Colby Hewitt.
‘Is the Is Are’ è stato partorito all’apice della tormentata relazione di Cole Smithe con la modella e cantante Sky Ferreira, voce in “Blue Boredom (Sky’s Song)”, con cui il frontman della band newyorkese ha condiviso nel 2013 l’arresto per possesso di droga.
Come scrive la band sul sito della casa ‘omnia music group’, produttrice dell’album, la rinascita inizia quando tutto cade a pezzi e si è costretti a ricominciare.
Ed infatti ‘Deceiver’ è la colonna sonora della resurrezione della band che (ri)scopre uno shoegaze più puro e rumoroso, cupo e profondo, intenso e riflessivo, dalle sonorità oscure e deformate proprio come la copertina dell’album.
Cupe sono le schitarrate distorte ed i feedback potenti di ‘Horsehead’ e ‘Like before you were born’, con innesti melodici cantati in stile alternative rock alla ‘My Bloody Valentine’, con lontane influenze grunge alla ‘The Afghan Whigs’.
‘Skin Game’ è la terza traccia dell’album ed il primo singolo estratto, dalle chitarre pure e dalle melodie orecchiabili, in cui le parti cantate ricordano sonorità alla ‘Nine Inch Nails’.
Con ‘Between tides’ l’album rientra nei registri più oscuri e distorti, con testi più ispirati e consapevoli.
Ma è ‘Taker’ la vera perla nera dell’album, in cui Cole Smith trova il connubio perfetto tra shoegaze, melodia, arrangiamento e testi. Per il secondo estratto dall’album Colin Caulfield – che ha collaborato alla scrittura dei testi – ha dichiarato che la canzone parla dell’assumersi le proprie responsabilità per le bugie e gli inganni e le loro conseguenze.
La stessa ricetta vincente di mix tra shoegaze, melodia e testi viene riproposta in ‘For the Guilty’ con un ritornello che entra nel cervello come un trapano che lascia segni profondi e indelebili.
‘The Spark’ ha un piglio più indie e movimentato, come ‘Blankenship’ che però risulta più aggressiva e cupa grazie alle portentose schitarrate di Cole Smith.
‘Lorelei’ è una ballata dark e decadente in cui i feedback fanno da sottofondo alla melodia eterea e sensuale – quasi dream pop – con il testo che canta “Dimentica i miei peccati giovanili, distruggi le mie trasgressioni, grida invano quella melodia, mia Lorelei.”
L’album si chiude con ‘Acheron’ una canzone epica molto ben riuscita di oltre sette minuti.
La canzone si divide in due parti: la prima parte più aggressiva e violenta per le raffiche pesanti di chitarra distorta, la seconda parte più cupa e riflessiva per lo shoegaze di fondo e la melodia.
Nel complesso ‘Deceiver’ è il disco meglio riuscito dei DIIV, che non tocca i lampi di genio di ‘Is The Is Are’ ma che tuttavia se ne allontana proprio per la mancanza al suo interno di quei picchi altissimi ma anche di quegli sprofondamenti nel baratro che disorientano e stancano l’ascoltatore.
Un disco ispirato, meno confuso e più coerente, che rappresenta la purificazione dei DIIV.
Mariafrancesca Calabrini
Tracklist
- Horsehead
- Like Before You Were Born
- Skin Game
- Between Tides
- Taker
- For The Guilty
- The Spark
- Lorelai
- Blankenship
- Acheron