Il Wu-Tang Clan non è una band, tantomeno un collettivo… Il Wu-Tang Clan è un’esperienza. Quando ci si approccia a loro per la prima volta è alquanto arduo non rimanere sedotti dal loro fascino un po’ criminale, un po’ nerdy; è alquanto arduo rimanere indifferenti ai continui riferimenti culturali oscuri che il collettivo getta nel calderone; è alquanto arduo non farsi contagiare dalla passione per i film di arti marziali dimenticati da Dio, dalle miriadi di sample e teatrini. Sarebbe intellettualmente disonesto non apprezzare il lavoro seminale e certosino di RZA alle basi, il suadente flow di Method Man, oppure la travolgente esuberanza di Ghostface Killah.
Il Wu-Tang è un’istituzione che piace a grandi e piccini, ad appassionati di hip-hop e non. Nonostante aggiunte e sfoltimenti del collettivo e i (ahimé) decessi, i nostri continuano a macinare rime e campionamenti; e, parafrasando il titolo dell’ultimo disco, The Saga Continues. La loro ultima fatica è uscita ad ottobre per l’etichetta canadese Entertainment One. L’operato al beatmaking è della premiata ditta Mathematics e RZA, mentre al mic si alternano i membri storici assieme a varie guest star del panorama hip-hop statunitense.
Se dovessi dare un termine che descrivesse sinteticamente il disco, sarebbe amarcord. L’introduzione con sample cinematografici frullati e spalmati sopra beat scuri è un modus operandi tipico del Wu-Tang. Le basi di Mathematics e RZA sono in perfetto stile shaolin: la componente soul e r’n’b è (quasi) sempre al nocciolo e il pallino per il lo-fi non si è affatto affievolito. Tutto il disco si snocciola lungo il ricordo del passato, ma, a differenza dei loro capolavori degli early nineties, il loro prodotto è privo di carica innovativa. Le buone prove non mancano affatto, come ad esempio quella di Method Man sul beat laid-back di If Time Is Money (Fly Navigation); interessante è anche la vibe ora afro, ora reggae della trama di Why Why Why. Le diciotto tracce dell’LP scorrono mellifluamente e si avverte una certa coesione; tuttavia, gli episodi che saltano particolarmente all’orecchio o che fanno muovere compulsivamente la testa su e giù, sono veramente pochi.
L’hip-hop si è evoluto moltissimo nell’ultimo venticinquennio e dentro questo mondo vi si possono scorgere una varietà infinita di generi, di istanze e di piani programmatici. Sicuramente, il Wu-Tang Clan ha giocato un ruolo fondamentale in tutto ciò e l’ascolto dei loro primi dischi è sempre piacevole. Non nascondo che nutrivo un certo entusiasmo per la loro nuova uscita, appunto perché fremevo per vedere in che modo questo collettivo si sarebbe mosso nella vasta ed intrigante scena hip-hop moderna. Purtroppo, l’ascolto del disco mi ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca: The Saga Continues è una buona e compiaciuta rievocazione del passato, nulla in più, nulla in meno. L’esperienza affascinante descritta ad inizio articolo è pienamente godibile nelle 36 Chambers, nel loro ultimo lavoro si limita soltanto a riecheggiare con scarsa convinzione.