«Il nome Inschemical è il risultato di tre parole: Insano-Schema-Calabria. Insano è tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che vediamo; lo Schema è il risultato dell’insieme delle idee musicali che ci accomunano; la Calabria è la nostra regione di appartenenza. Una terra bella, amara e dolce che amiamo e detestiamo».
Con queste parole la band calabrese Inschemical si presenta e definisce i contorni dell’ album omonimo in cui affronta temi quali la mafia, la pedofilia, la rivalsa emotiva. È un album il cui fulcro è il rock, la cui durezza fa da sfondo ai testi che raccontano i margini di una società, spesso senza via d’uscita. Nell’album c’è la Calabria, con tutte le sue contraddizioni, accompagnata dalla speranza e dalla voglia di un futuro migliore. Non è un mistero che fare musica dalla periferia non sia semplicissimo, ma questi ragazzi nei loro testi ci fanno capire che vogliono provarci, abbattere i muri e colmare le distanze.
“Affine al mio tempo” è il brano che apre l’album, un pezzo che si snoda su un basso distorto, con un crescendo che però non è la migliore prova della band, capace di conquistare l’ascoltatore più avanti, con brani quali “La spirale senza fine”, che è già musicalmente più maturo del precedente. La speranza si annida tra le note di “Un nuovo inizio”, che ha una partenza non fortissima, ma che poi si sviluppa bene. “La Favola Sbagliata” è un pezzo intenso, che parla di violenza e di traumi indelebili, quali quelli di un’infanzia violata. Bellissimo il testo di “Controinformazione”, dedicato a Peppino Impastato, alla libertà che si nutre di sincerità. Tutto si conclude a suon di archi con “La ricerca”, una ballad molto coinvolgente, perfetta chiusura dell’album; brano molto interessante che evidenzia le capacità stilistiche della formazione.
Questa prima prova della band dimostra che un talento c’è, ancora non espresso al massimo, dal quale si può partire per costruire qualcosa di molto più efficace. Gli Inschemical, indubbiamente, hanno una grande capacità di far crescere i propri brani e di creare dei refrain che restano in testa, anche quando la partenza non è delle migliori, e meritano certamente un ascolto attento.
Recensione a cura di Egle Taccia