Mi sono sempre approcciato con diffidenza al mondo dei remix, alla luce del potenziale distruttivo e snaturante che essi possono apportare ad una grande canzone: quella di realizzare un bel remix è un’autentica arte, in quanto resto fermamente convinto che in esso la libertà di espressione artistica del producer debba convivere con due importanti pilastri, che sono il mantenimento dell’anima della canzone (l’autore prima di tutto) e il dovere di riuscire a dare ad essa qualcosa in più. Un compito serio, nel quale, tanto per fare un paio di nomi, l’eccellenza può essere rappresentata dall’opera di gente come Trentemøller o lo stesso Trent Reznor con gli EP di remix dei suoi stessi NIN.
Quando a proporre un EP di remix è un’artista stimata e sempre alla ricerca di nuovi mezzi espressivi qual è Sarah Stride, è la curiosità a prevalere, e meno male. Prodotto con il prezioso ausilio di di Simona Angioni e Kole Laca, “Remixes” è proprio il perfetto esempio di opera in cui i remix riescono a dare qualcosa in più a sei delle più belle canzoni contenute nell’ultimo, splendido “Prima che gli assassini” già recensito sulle nostre pagine. In questo progetto piccolo solo per durata e numero di brani, Sarah fa le cose in grande, coinvolgendo sei importanti producer, a ciascuno dei quali ha affidato un brano dell’ultimo album: “Schianto” finisce così in mano a Howie-B, “Divagare” a Korinami, “Il Figlio di Giove a Holograph”, mentre “L’Uomo d’Oro” spetta a Go-Dratta, “Megasentimento” a Davide Ferrario e “Un Esercito” a Coclea.
Il risultato è un vorticoso ed intenso EP di colori e musica, in cui il canto profondo e teatrale di Sarah Stride si sposa alla perfezione con la nuova veste sonora di queste canzoni. Le divagazioni fra techno, dance, ambient e psichedelia non sovrastano l’intensità della cantautrice, amplificandone la potenza espressiva verso direzioni inaspettate e sorprendenti. L’idea di osare spingersi verso nuovi orizzonti musicali funziona perfettamente. I “Remixes” di Sarah Stride sono un ascolto perfettamente complementare a quello di “Prima che gli assassini”: grazie alla loro splendida produzione e purezza sonora, essi sono una vibrante emozione musicale in cui incontriamo cantautorato colto, originali sperimentalismi ed un’insolita, raffinata vena dance.