In questi strani giorni, fa molta specie ritrovarsi improvvisamente ad ascoltare un album che riesca ad essere allo stesso tempo introspettivo, solare e luminoso. L’impresa di regalarci questa sorprendente esperienza musicale è riuscita a Theo Taddei, artista visuale fiorentino amante della batteria e già a lavoro con altre band (TooMuchBlond, Le Furie e Aquarama), che finalmente ha pubblicato “Loto”, disco al quale ha lavorato per più di cinque anni.
Curioso il fatto che il titolo di questo lavoro non si riferisca al fiore dell’oblio, ma al nome con cui l’artista da bambino si riferiva alla Luna: gli anni di raffinato lavoro sulle sette canzoni sono risultati in un’atmosfera complessiva delicata e ammaliante, fatta di note che sembrano levigate dall’aria stessa che le porta alle nostre orecchie.
Taddei cita come riferimenti la musica dei Verdena e dei Sigur Rós, ma potremmo ritrovare in “Loto” chiari riferimenti all’elettronica e allo shoegaze di gruppi comeRadiohead, Ulver, Slowdive, oppure ancora alla musica italiana, dal raffinato pop battistiano alle atmosfere più eteree di Ludovico Einaudi. “Loto” è un lavoro che fonde diverse istanze ed influenze per dare vita ad uno stile personale, prodotto in una maniera maniacale che non tradisce la benché minima sbavatura. Theo si definisce del resto un perfezionista e gli anni dedicati a questo progetto testimoniano la cura e l’impegno profuso.
Quello che possiamo ascoltare è una piccola sinfonia divisa in sette momenti, un viaggio ipnotico, musicale e visuale dai ricordi d’infanzia ad un presente/futuro ancora tutto da scrivere. Perfettamente bilanciato fra ricerca e classicità, “Loto” è un affascinante concept di mezz’ora, nel quale Theo Taddei unisce con sapienza e sentimento la melodiosità della musica leggera italiana all’onirismo dell’indie rock più psichedelico.
Il risultato è questo piccolo miracolo, che ci piace audacemente definire come il “Clair de Lune” degli anni 2020, invitandovi accoratamente a lasciarvi sorprendere da questo artista.