Giacomo Toni, l’inventore del Piano Punk, è tornato con un 45 giri in edizione limitata. Uscito per L’amor mio non muore, il disco presenta due brani inediti registrati completamente in analogico. Sul lato A Ho perso la testa, sul lato B Codone lo sbirro. Storie dai toni crudi e diretti che vogliono raccontare la verità per quella che è.
Ho intervistato Giacomo.
Come mai la scelta di un 45 giri registrato in analogico?
E’ Iddio che me l’ha chiesto: fai un 45 giri e sacrifica le sonorità digitali, così sarai eterno.
I personaggi delle due canzoni inedite, “Ho perso la testa” e “Codone
lo sbirro”, sono “anarcoidi e non anarchici”… vuoi spiegarci meglio?
E’ una fuga dall’ideologia. Mi interessano personaggi trasversali, mi interessa la ricerca del piacere. L’anarchico ha il dovere della disobbedienza. E’ una definizione che esprime un rapporto comunque autoritario verso se stesso. L’anarcoide se ne frega.
In questo lavoro hai puntato su scelte drastiche non solo dal punto di vista della produzione, ma anche nella stesura dei pezzi, diretti e senza fronzoli. Controcorrente rispetto a ciò che, spesso, una buona fetta del mercato musicale ci offre. Non trovi?
Nella mia posizione di autore e compositore ai margini del mercato musicale penso di avere il dovere di indicare una via diversa dalla maggioranza delle produzioni. Penso che esista un pubblico stanco del manierismo sentimentale delle canzoni contemporanee. Vorrei poter soddisfare il mio e il loro bisogno di narrazioni rischiose, dove accade qualcosa che rappresenta la condizione umana, non l’eterna allineata e nauseabonda musica dei buoni sentimenti.
“Codone lo sbirro” racconta la storia vera di un poliziotto bolognese. Com’è nata l’idea di scriverne un brano?
E’ una storia che avevo in testa da molto tempo. Certe canzoni hanno bisogno qualche anno prima di uscire fuori. Il mio problema era come esprimere una certa fratellanza tra me e il poliziotto, senza rinunciare al concetto base, cioè l’ambientazione culturale dove se sei “uno sbirro” non prendi “la figa”.
Sei romagnolo come me. Pensi sia stato più difficile raggiungere una riconoscibilità musicale in un paese di provincia rispetto alle chance che una grande città può offrirti?
Il sound ha sempre qualcosa di rappresentativo di un paesaggio. Ho sempre cercato di esprimere una certa “autenticità”, nel senso letterale del termine, a prescindere dai luoghi nei quali ho vissuto. Il mio sguardo resta intatto nei paesaggi metropolitani, è lo sguardo di un’autore che è cresciuto in provincia. Ovviamente le “chance” in città sono maggiori, soprattutto a livello di incontri, ma in questa fase della mia ricerca sono concentrato su personaggi ai margini del panorama, in lontananza dagli agglomerati urbani.
Dove potremo sentire il tuo Piano-punk live nei prossimi mesi?
Ci saranno diverse date che sono elencate sui siti… www.giacomotoni.it e fb…una su tutte il 21 GENNAIO al Cortile Café a Bologna.