Simpatia, classe, rock e momenti di commozione: a distanza di un anno, Bryan Adams è tornato con la sua band a far visita al Belpaese sull’onda del successo dell'”Ultimate Tour”, con il quale sta promuovendo per il mondo l’ultima raccolta. Quasi quarant’anni di onorata carriera con tante hit entrate nel cuore di diverse generazioni non sembrano intaccare lo spirito del rocker canadese, che anche stavolta sul palco ha emozionato come pochi un pubblico caldo, giunto al PalaGeorge di Montichiari (BS) un po’ da tutta Italia.
Bryan, con la sua consueta energia e positività, ha conquistato anche stavolta il pubblico sia con la succulenta setlist proposta, sia soprattutto con la propria umanità di artista entusiasta e sincero, capace di divertirsi come un matto con i turnisti suoi compagni di avventura e di interagire e coinvolgere il proprio pubblico, che ha cantato con lui dall’inizio alla fine questi ventisei brani senza tempo.
Accompagnato come sempre da clip raffinate ideate da lui stesso, che ne confermano l’incredibile talento fotografico, e da nuovi giochi di luce con neon colorati non presenti nelle date del 2017, Adams si mostra attento ai dettagli con un allestimento esteticamente notevole e nel contempo poco invasivo, che non distrae i presenti dall’esecuzione dei brani, e con la disposizione di tre postazioni personali sul palco, sulle quali si alterna per poter dialogare e cantare con tutto il pubblico senza escludere nessuno dei presenti.
Lo show dunque, a parte qualche problema audio nei primi minuti, risulta così essere un esempio di perfetta esperienza rock; Bryan ama il suo pubblico venendo pienamente contraccambiato, perciò la scelta è di partire a suon di rock premendo al massimo sull’acceleratore con un formidabile tris di pezzi composto da “Ultimate Love”, il singolo dalla raccolta del 2017 divenuto ormai un classico del repertorio, “Can’t stop this thing we started” (1991) e “Run to You” (1984), facendo fare ai presenti un veloce viaggio a ritroso nel tempo che testimonia come, nel corso degli anni, la vena dell’artista e la sua energia siano rimaste intatte.
Già al quarto brano abbiamo modo di vivere forti emozioni con una versione semiacustica di “Please Forgive Me”, la struggente ballata poco eseguita nel corso tour ma sempre richiesta a gran voce durante le date italiane, per la quale il generoso artista offre un’interpretazione a pieni polmoni di rara intensità, tuttavia riguardando la setlist è difficile individuare un momento in cui non sopraggiungano le emozioni: per la maggior parte dei presenti, tutte le famose canzoni proposte durante la serata rappresentano i ricordi di una vita, e anche adesso che Adams non è più sulla breccia dell’onda – pur difendendosi ancora egregiamente nelle chart mondiali – anche il pubblico più giovane si lascia conquistare dalla sua simpatia ed entusiasmo.
Dotato del carisma dei più grandi rocker e perfettamente a suo agio con una band di grandi professionisti, con i quali ama scherzare sul palco mostrando una perfetta intesa umana e professionale, Bryan Adams si diverte INSIEME al proprio pubblico, che considera una vera e propria parte integrante dello show – “If there’s no Audience, there’s no show”, ci dice con voce emozionata ringraziando tutti per l’entusiasmo mostrato – con il quale scambia simpatici siparietti e ricordi di gioventù, ricevendo in cambio nell’ultima parte dello show dei veri e propri cori da stadio che lo lasciano piacevolmente stupito.
Al buon Bryan basta quindi procedere lungo la scaletta prevista, dosando sapientemente ballate, pezzi rock e chicche in acustico spesso completamente “en solo” che ammutoliscono i presenti per l’intensità interpretativa – particolarmente emozionanti saranno a tal proposito “Here I am”, “I’m ready” e “Brand New Day”. Con il pubblico ripreso e proiettato sui fondali con l’aiuto delle telecamere, come avviene ad esempio con “You belong to me”, Bryan Adams riesce davvero a far sentire i presenti parte dello show, e dispiace doversi salutare giunti alla fine della serata, nonostante i ventun pezzi della setlist e ben cinque encore.
Il live di Montichiari è stato in sintesi un successo totale e meritato per Bryan e la sua formidabile band – il funambolico Keith Scott alle chitarre, Mickey Curry alla batteria, Solomon Walker al basso e Gary Breit al piano – alla quale viene tributato un caloroso tributo. Resta il piacere di aver ritrovato sul palco un artista umano e spontaneo, in grado di trasmettere pienamente la propria energia positiva al pubblico, un’esperienza davvero “Ultimate” intesa nel senso di “totale e definitiva”, ma che non dovrà assolutamente essere la “last” per un grande, amabile artista che ha ancora tanto da dare e trasmettere.
Ciao Bryan, e grazie per lo spettacolo!
Setlist
- Ultimate Love
- Can’t Stop this Thing We started
- Run to You
- Please Forgive Me
- Go Down Rockin’
- It’s only Love
- Please Stay
- Cloud Number Nine
- You Belong to Me
- Summer of ’69
- Here I am – acoustic
- When you’re gone – acoustic
- (Everything I do) I do it for You
- Back to You
- Somebody
- Heaven
- The Only Thing that looks good on me is You
- Cuts like a Knife
- 18 till I die
- I’m ready – acoustic
- Brand New Day – acoustic
- Encore #1 – I could get used to this
- Encore #2 – I fought the Law
- Encore #3 – Thee will Never be Another Tonight – acoustic
- Encore #4 – Straight from the Heart – acoustic
- Encore #5 – All for love