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No Report

No Report – She Past Away “live” a Londra

Tutto esaurito per la data al Garage di Londra, venue che può ospitare fino a 600 persone. All’interno del locale sembra di tornare indietro nel tempo, fino ai primi anni ’80: centinaia di persone che variano dallo stile goth al new wave, quasi tutti con i capelli cotonati e trucco pesante. In quel momento la folla si dovrebbe godere i co-headliner della serata: Lebanon Hanover.
Certo, si dovrebbe godere, perché la prima cosa che noto, con stupore, se non orrore, è che più di metà del pubblico se ne sta fregando del concerto e i vari chiacchiericci stanno quasi sovrastando la musica. Eppure l’impianto audio qui è bello potente, me lo ricordo eccome dal concerto dei Melt-Banana di qualche mese fa, con le orecchie che mi fischiarono per i due giorni a seguire. Quindi il tutto mi fa sorgere una domanda spontanea: perché mai uno dovrebbe pagare 20 sterline per rimanere in un posto a chiacchierare?

Ma concentriamoci sulla musica: il duo è quasi immobile sul palco, con le basi di synth e batteria che vanno negli speaker rivolti verso il pubblico, mentre vengono suonati dal vivo il basso e la chitarra. La voce di lei per la verità non è molto intonata, cosa su cui potrebbe migliorare, visto che le parti di chitarra vengono prevalentemente suonate quando non canta. Il concerto lo trovo abbastanza noioso, anonimo, e le canzoni quasi tutte uguali non aiutano di certo a farmi nascere qualche interesse.

Esco fuori nell’area fumatori e noto che è minuscola, contando che da lì a poco una massa nera si sarebbe riversata a fumare, mi son chiesto più volte come faranno centinaia di persone a starci su uno spazio da 30 al massimo. Domanda a cui mi disinteresso in breve tempo, visto che entro di nuovo per prendermi un posto ideale per vedere i She Past Away.

Il duo turco entra in scena, con luci e fumo che fanno da atmosfera perfetta per la musica proposta. Il cantante-chitarrista svolge il suo dovere tra riff e cantati con la sua voce profonda, mentre l’altro sembra più un addetto a far partire le basi più che un musicista, visto che quasi sicuramente è tutto in playback. In pratica solo la voce e la chitarra sono live, sensazione confermata dal fatto che la canzone “Rituel” aveva queste due a livelli ampiamente più alti rispetto al resto degli strumenti, che fatalità avevano suoni ed equalizzazioni precise a quello che si può ascoltare nell’album.
Ma alla gente sembra non importare di trovarsi il 70% della musica semplicemente avviata dal pulsante PLAY, balla e si diverte, confermando che “Kasvetli Kutlama” e la stessa “Rituel” sono ormai due “goth hits”. Inoltre fa piacere il fatto che il chiacchierare della gente si è notevolmente diminuito, anche se mai assente del tutto, confermando che questi almeno hanno catturato un po’ di più l’attenzione.
Canzone dopo canzone, a parte le prime due citate, le altre si distinguono per l’intreccio di melodie più che per i pezzi in sè, con la band che non si discosta molto dai Clan Of Xymox. Niente di nuovo all’orizzonte insomma. A fine set escono, per poi tornare per proporre altri due pezzi e ringraziare il pubblico presente.

Certo, una serata carina, senonché mi è sembrato assurdo che la gente paghi tanto per trovarsi i pezzi quasi al karaoke. Certo, posso ancora capire per certi progetti, portati avanti da una persona sola che si presenta sul palco con tutto in base perché o non ha i musicisti o non ha i soldi per portarseli dietro, ma qui i mezzi per fare di più c’erano eccome.
Ma un’altra impressione, ancor più grave, è che quasi sembrava più una serata glamour, una di quelle da non perdere assolutamente per poter dire il giorno dopo “IO C’ERO!” più che un concerto davvero atteso per divertirsi realmente. Inoltre, il fatto che la musica quasi passasse in secondo piano mi ha fatto molto riflettere, così come mi ha fatto riflettere che molti dei presenti se ne fregano dei concerti in locali più piccoli, ma talvolta molto più interessanti ed originali del nostro.

Almeno ho potuto respirare per qualche ora l’atmosfera dark degli anni ’80, solo che avrei tanto voluto aver di fronte gli Xmal Deutschland.
Ed invece avevo i Clan Of Xymox.
No scusate, i She Past Away.

Written By

Musicista, chitarrista e cofondatore dei Mescaline Babies, coi quali ha condiviso alcuni dei più importanti palchi europei. Appassionato di musica, cinema e di qualsiasi forma d'arte. Vive a Londra.

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