2 dicembre 2016, Milano, Magazzini Generali. Sold out.
Sono dieci anni dal primo album “I soldi sono finiti” e i Ministri decidono di festeggiare con un tour che li porta in tutta Italia.
A dieci anni si sta per finire le elementari e si volge lo sguardo alle scuole medie, abbandonando l’infanzia e, con essa, un’innocenza inconsapevole. I Ministri invece sembrano essere nati adolescenti e sembrano esserlo rimasti. Sempre ribelli, mai banali, ironici e a tratti sentimentali, amanti di quella città che li ha introdotti al mondo, ma che nel mondo si sta lasciando andare. E se, come in una loro canzone, “Milano non ha scelta”, i Ministri hanno avuto la prova che loro stessi sono una scelta, sono la ribellione di chi va ai loro concerti a guadagnarsi sudore e lividi, sono la coscienza e la consapevolezza che hanno sputato in giro nel corso di questi dieci bellissimi anni.
Il concerto, in diretta streaming sul sito Postepay Sound, riporta alla luce canzoni come Piano per una fuga, Lo sporco della Grecia e Il mio compagno di stanza, quest’ultima non contenuta nell’album storico, ma pietra miliare nella carriera della band. Una cosa è sicura: qualsiasi sia la canzone, il pubblico si lascia andare alla batteria sempre martellante di Michele e alle chitarre distorte, vinto dall’atmosfera unificante che ha impregnato i Magazzini come poche altre volte. Pezzi come I nostri uomini ti vedono e I soldi sono finiti hanno riportato alla luce la distruzione che caratterizza l’anima originaria della band. Una distruzione che si fa implicita ne I muri di cinta e in Le mie notti sono migliori dei vostri giorni, canzoni che donano deflagrazioni interne, esplosioni che riecheggiano malinconicamente.
Dopo una breve pausa, riaprono con dolcezza le danze proponendo una versione acustica di La piazza dando il via ad un climax ascendente che passa attraverso la cover-medley di Ma chi ha detto che non c’è di Gianfranco Manfredi e Pablo di Francesco de Gregori e concludendosi nell’assordante fragore di Diritto al tetto. E infine Abituarsi alla fine, la canzone che da sempre chiude i concerti dei Ministri e sulla quale Divi si tuffa in quel mare di mani che lo sostiene costantemente, una buona tradizione che fa sentire a casa, che avvolge e porta le persone e il gruppo sullo stesso piano e che ricorda alla band che difficilmente verrà abbandonata.
Ecco cosa sono stati questi dieci anni. Sono la costruzione di una fiducia, di un sostegno reciproci, di consapevolezze anche sgradevoli, di chilometri macinati incapaci di farci sentire davvero distanti perché questo fanno i Ministri: ovunque siano arrivati, ovunque ci abbiano portato, ci hanno donato la possibilità di poterci sentire a casa e, al contempo, hanno riconosciuto nel pubblico il luogo dove vogliono sempre tornare.
Per rivedere tutto il concerto aprire questo link
https://www.postepaysound.it/postepaysound/playmusic/1681
