Dopo essere stata ospitata al V & A di Londra, “The Pink Floyd Exhibition: The Mortal Remains” fa tappa al Museo di Arte Contemporanea di Roma (MACRO). Scopriamo insieme in cosa consiste l’esposizione dedicata alla celeberrima band inglese.
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Totale. È questo il termine che meglio definisce “The Mortal Remains”, la mostra dedicata ai Pink Floyd ed ospitata al Museo Macro di Roma, prima location internazionale dopo Londra.
L’esposizione, la più completa mai organizzata finora, è una suggestiva celebrazione multisensoriale del lascito floydiano, che nel corso degli anni non ha mai abdicato alle sue ambizioni artistiche, rinnovandosi album dopo album.
Strumenti musicali da collezione, disegni e bozzetti originali, pedaliere, mixer, testi scritti a mano, appunti, sintetizzatori, poster psichedelici, dipinti e porzioni di scenografie: la mostra raccoglie più di 350 oggetti correlati alla band. E già questo basterebbe ad attrarre ogni amante della musica. Se poi consideriamo la maestria nella cura dei dettagli dell’allestimento, l’organizzazione impeccabile e l’utilizzo di dispositivi wireless che automaticamente si collegano ai ripetitori dell’area che si sta visitando – permettendo (tramite le cuffiette in dotazione all’entrata) un’immersione assoluta – l’attrazione si fa irresistibile anche per qualsiasi cultore dell’arte e della tecnologia.
“Their Mortal Remains”, più che un’esposizione è un’esperienza, un fiore all’occhiello tecnologico coerente con la storia dei Pink Floyd che rappresentano storicamente il simbolo del connubio tra musica e tecnologia all’avanguardia.
La mostra rapisce – per circa 2 ore – i visitatori, attraverso un viaggio straordinario e multisensoriale raccontando la musica e l’arte del gruppo dai loro esordi ai tempi di The Piper At The Gates of Dawn (con la scena underground psichedelica tipica della Londra anni ’60) fino ad arrivare ai nostri giorni (con l’ultimo album The Endless River, targato 2014).
La retrospettiva internazionale di una delle band più innovative e pionieristiche al mondo, dedica una sezione ad ogni disco, con curiosità, stampe e strumenti usati nel relativo periodo di lavorazione. Gloria anche per il fondatore Syd Barrett con uno spazio dedicato alla sua opera solista.
Le aree del percorso relative a The Wall, Animals e Wish You Were Here sono quelle che lasciano a bocca aperta: viene dato largo spazio alle creazioni del moderno surrealista Storm Thorgerson, dell’illustratore satirico Gerald Scarfe (con relative gigantografie facenti parte della scenografia di vari concerti, su tutti il maestro, ed il maiale aerostatico) e del genio dell’illuminazione psichedelica Peter Wynne-Wilson, non tralasciando poi i cambiamenti politico-sociali che ispirarono Waters e Co. in quegli anni.
Rimane l’ultima stanza, l’unica non silenziosa (le cuffie qui non servono, a differenza degli altri spazi) e nella quale non sono possibili né foto né video: spostata la tenda, come se già non fosse accaduto più e più volte, l’estasi è presto raggiunta. Ma non vi racconterò cosa c’era dietro quel drappo rosso, non voglio rovinarvi la sorpresa, degna conclusione di una straordinaria esposizione.
“The Pink Floyd Exhibition: The Mortal Remains” sarà a Roma fino all’1 luglio 2018: con il Macro è iniziato il tour internazionale della mostra che aveva già registrato oltre 400mila visite al Victoria and Albert Museum di Londra. The Guardian ha dato 5 stelle (su 5) e l’ ha definita “sorprendente”. Il Sunday Mirror ha detto che è “almost as good as seeing the band live”. Io non posso che concordare coi giudizi sopra espressi, perché il contributo artistico, non solo musicale ma anche visivo, che una band come i Pink Floyd ha regalato – dai primi anni Sessanta ad oggi – è ineguagliabile. Musica straordinaria, ma anche spettacolari show, copertine di album diventate icone e un’espressione creativa inarrivabile che “The Mortal Remains” riesce straordinariamente a riassumere facendo letteralmente rivivere il mito Pink Floyd.