Tutto bene è il titolo dell’ultimo album (su etichetta Rusty Records) della cantautrice toscana Giulia Pratelli.
“Tutto bene per me non è solo un disco, è la fotografia di un periodo, di un momento fatto di attese e cambiamenti”, afferma la cantante e ad aiutarla a raccontare questo periodo troviamo Zibba alla produzione artistica e musicisti illustri come Fabio Rondanini (batterie e percussioni), Edoardo Petretti (pianoforte acustico e tastiere), Marco Bachi (basso elettrico e contrabbasso), Simone Sproccati (chitarre acustiche ed elettriche), Stefano Riggi (Sax) e Adam Kenny (Bouzouki).
Apparentemente potrebbe sembrare un disco di canzoni classicamente pop, un qualcosa di già sentito, ma risulterebbe un errore sacrosanto soffermarsi ad un ascolto superficiale, si perderebbe la possibilità di comprendere la vera potenza di questo lavoro: indubbiamente ben suonato, con spennellate di synth ed elettronica inaspettate e gradite, ma soprattutto raccontato egregiamente. I testi, scritti dalla Pratelli insieme a Marco Rettani, sono estremamente curati, armonici, maturi nella loro semplicità. Nodi è uno dei pezzi in cui queste caratteristiche vengono maggiormente esaltate e, a mio avviso, la vera perla della tracklist. Da ascoltare necessariamente anche i duetti, quello con Diego Esposito in Un inizio migliore (bisogna lasciarsi andare per poter ritrovare la bellezza intorno a noi) e quello con Zibba in Troppo lontani (la rinascita, toccare il fondo e finalmente ripartire). Intima e incantevole 10 settembre (presente solo nella versione digitale), la decisione di fermarsi e accettare di cadere per fare in modo che le palpitazioni del cuore tornino battiti.
Il 20 ottobre è uscito anche , come nuovo singolo estratto dall’album, Vento d’estate, cover del brano di Gazzè e Fabi, riarrangiato in una versione particolare e interessante.
“Tutto bene” è un lavoro sincero e senza inutili orpelli, che non ha la pretesa di sconvolgere, ma sa arrivare al cuore delle persone accendendo cautamente una fiamma di speranza e ottimismo.
Perché ciò che conta è alla fine dirsi che va tutto bene.
Recensione a cura di Cinzia Canali