Finalmente ascolto una band italiana che fa musica elettronica ipnotica da ballare, una bella sorpresa!
Antiplastic è un bel colpo proveniente da Firenze, un progetto creato da Alberto Tucci, in arte Tuzzy. La sua label, Elastica Records, in attività dal 2007, può essere considerata pioniere del dubstep in Italia.
Dopo il disco d’esordio del 2013, Not for sale, la band amplia le sonorità in questo secondo album, Under arrest, uscito l’11 novembre. Qui non si tralascia il dubstep e si inserisce anche una bella carica di generi giamaicani, hip hop e drum & bass.
Booka, con gli Ackeejuice Rokers, è il primo singolo tratto da Under arrest. Il suo video mostra Rayna Zara, la mc della band a giocare a basket. Infatti Rayna gioca nella serie B femminile con l’Avvenire 2000 Rifredi.
Ho sentito parlare della sua capacità di rappare/cantare in italiano, inglese e portoghese brasiliano. Curiosamente, nell’album ho sentito lo spagnolo in due tracce, ma niente in italiano e in brasiliano, per non dire niente, forse un sample in Photoshop soul e solo la parola ‘coração’ in BoomBoomChao.
Molti artisti hanno collaborato nelle dodici tracce di Under arrest: Dub fx in Let me know, Blitz nella traccia che dà il nome al disco e in Bow, Ganji Killa & Deadroom in Blood for riches, Livio Cori in PaperKills e gli amici della Numa Crew in Ride.
Anche se gli invitati rendono un disco più diversificato, gli Antiplastic da soli sono già capaci di farmi viaggiare lontano e contento. Tuzzy e Federico creano melodie e linee di basso ipnotiche, irresistibili. Rayna ha una voce forte, canta versi pungenti ma non meno divertenti, con passione e vitalità. È una grande. Sensuale e mai volgare. Donald Renda è un batterista unico, tremendo. Suona come una drum machine, molteplice e instancabile, con il vantaggio di quel carattere organico impossibile alle macchine.
Le loro influenze percettibili, oppure quelle percepite da me, vale a dire Mad Professor, Benga, Skrillex, MIA, Die Antwoord, Prodigy, Flying Lotus, Asian Dub Foundation, Skream, non offuscano la loro identità, cosa molto rara.
Under arrest or to rest under a really good vibe?
Per spiegare il titolo del disco gli Antiplastic dicono che la medicina per liberarci dalle gabbie mentali e dalle costrizioni è dentro di noi. Ok, ma certo che questo disco ci aiuta e non poco.
Appena finisco l’ascolto di Under arrest ne voglio ancora; anzi, ho proprio bisogno di vederli suonare quanto prima per surfare le loro onde sonore dal vivo; non ho altro da dire: Sì, mi sento libero, respect!