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No Review

No Review – “Mechanics of Dominion”, musica contro il male del mondo

Esmerine “Mechanics of Dominion”

Label: Constellation

Release date: 20/10/2017

Musica come farmaco, veleno e balsamo per le ferite inferte dalla vita, oppio per il dolore e stricnina contro il male del mondo. Le sensazioni che si affastellano all’ascolto di “Mechanics of Dominion” sono contrastanti, saturano i recettori emotivi facendo scorrere nei vasi che irrorano l’anima un fluido immaginifico, tale è la potenza e la delicatezza delle orditure definite dai canadesi Esmerine. Sin dalle prime note di “Mechanics of Dominion”, pubblicato dalla label Constellation a due anni di distanza da “Lost Voices”, si avverte una caratura minimalista delle partiture che richiama una chamber music prossima all’epos di certi Rachel’s. A differenza dell’ensemble statunitense, gli Esmerine aggiungono come caratteristica propria un elemento di ricerca etnografica sui suoni che conferisce ampiezza al respiro dei brani il cui sviluppo è in ogni momento estremamente stratificato.

Ogni singola traccia si articola come fosse un episodio narrativo, con una propria struttura ed una profondità di linguaggio che mutua la propria semiotica da una musica universale e del tutto indefinibile. Tracce di classicismo del novecento e di avanguardia disegnano i lineamenti di un corpo diafano che sfugge all’abbraccio e che rimanda il suo reale divenire ad un futuro ipotetico, come fosse una parusia senza avvento.

I rintocchi dispersi nello spazio di The Space Between giocano con gli echi di rimando in una sonata impregnata della salsedine di un mare tempestoso, la successiva La Lucha Es Una Sol ha una complessa struttura circolare in cui il lento lavorio degli archi ricama un’apertura post rock, prima di richiudersi come una conchiglia. La Penombre ha una tagliente desolazione mariachi che sembra descrivere un cammino buio prima che compaia la luce della luna a dare un rassicurante contorno alle cose. La Plume Des Armes è scandito da un meccanismo ritmico minuzioso ricoperto da una sottile tela di archi, la successiva Que Se Vayan Todos è un noise pianistico che si tramuta in un free jazz cosmico. Mechanics of Dominion sposa le sonorità dei GY!BE in una cupa danza propiziatoria balcanica, mentre in Northeast Kingdom, uno dei pezzi più toccanti, note oblique di piano si intrecciano ad armonie cameristiche che camminano lungo il sottile crinale che separa il caos dall’ordine.

Ormai il 2017 sta per terminare e non mancano le classifiche degli addetti ai lavori sugli album più significativi; siamo purtroppo sicuri del fatto che in nessuna di queste comparirà “Mechanics of Dominion”, lasciato ingiustamente nello scaffale delle cose nascoste e destinate ad un pubblico di nicchia. Noi andiamo controcorrente e diciamo che Rebecca Foon, Bruce Cawdron, Brian Sanderson, Jamie Thompson e Jérémi Roy hanno creato un album artisticamente elevatissimo, destinato a cuori che sanno immaginare la pioggia scendere da un cielo azzurro. Ascolto imperdibile.

Giuseppe Rapisarda

Written By

Avvocato, appassionato di musica. Da quando il padre gli regalò la cassetta di "Outlandos d'Amour" dei Police non ha più smesso di comprare dischi. Sa essere concreto anche se, di tanto in tanto, si rifugia in un mondo ideale sospeso tra le canzoni di Neil Young e le divagazioni oniriche dei romanzi di Murakami.

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