Un EP che non ha una direzione ben precisa. Il nuovo lavoro di Trent Reznor è un agglomerato di stili, ma alla fine dell’ascolto rimane poco e niente. Il suono dei synth non è estremo come ci si aspetterebbe, ma caotico, in tutto il lavoro c’è un rumore di fondo che rimane incomprensibile.
Il polistrumentista e frontman dei NIN disse: “Quando uno strumento fallisce sul palco ti sta sbeffeggiando, va subito distrutto”. Probabilmente Reznor è stato preso in giro in studio da una serie di suoni incontrollati e ha creato un effetto più vicino ad una nostalgica fiamma che ad un’innovazione musicale.
Eppure l’aspettativa creata dall’arrivo ufficiale di Atticus Ross era tanta, dopo i lavori per la colonna sonora di The Social Network.
Il leader dei NIN è effettivamente riuscito a rendere la sua musica “brutale e aggressiva”, per cui le sue intenzioni dichiarate a Rolling Stone sono state mantenute.
Le linee di suono sono dure, intrise di rabbia, e forse da questo lato il lavoro è ottimo e riuscito.
Nel disco ci sono dei veri inni di collera industriale, e se Reznor voleva rendere il suo disco unfriendly ci è riuscito, tuttavia l’inimicizia ha un vero pregio: far venire fuori i veri lati positivi dell’artista, che sono veramente tanti, e lui rimane comunque uno dei geni della musica contemporanea.
L’EP è un ponte che nei prossimi anni porterà i NIN verso altri lidi, ma intanto questo manifesto Industrial rimane un pochino opaco, di quelli che rimangono attaccati per anni alle pareti e a cui nessuno fa caso.
Reznor ha già promesso due eventi chiave per il 2017, aspettiamo e soprattutto crediamo in un riscatto effettivo dell’artista dopo questo EP, deludente, nostalgico e estremamente noioso.
Tracklist
02. Dear World
03. She’s Gone Away
04. The Idea of You
05. Burning Bright (Field on Fire)