Dieci odi verso persone, eventi e luoghi che hanno avuto un ruolo importante nella vita di Scott Matthew. L’ultimo album del cantautore australiano, in uno stile a metà strada fra Antony Hegarty e Joshua Tillman, ci consegna una visione gentile e delicata del mondo in cui l’artista è cresciuto, raccontandoci ora il rapporto con il padre Ian (“Where I Come From”), con la politica intollerante ed aggressiva degli USA divenuti la sua seconda patria (“Cease and Desist), con le proprie radici vecchie e nuove, al cui proposito è emblematica la scelta di chiudere l’album con due cover, una di una band australiana, l’altra di un brano tradizionale americano del XX secolo.
Il canto accorato di Scott Matthew, accompagnato da un ensemble di piano e violoncello, colpisce come sempre per l’assolutamente unico incrocio di intensità e delicatezza che traspare dalla sua voce, che mette completamente a nudo la sensibilità dell’artista e della persona e che quasi chiede educatamente al pubblico di prestare ascolto a ciò che ha da dire attraverso i suoi brani.
E pur attraverso note struggenti e brani simbolo come “The Wish”, nato dall’urgenza di riflettere su eventi tragici come la strage di Orlando del 12 luglio 2016, nella quale un folle uccise 49 persone all’interno di un nightclub per omosessuali, Scott Matthew sembra in ogni istante volerci ricordare che è la gentilezza l’unico strumento per fare di questo mondo un luogo migliore.
Pur non chiudendo mai gli occhi sull’inspiegabile orrore e odio che porta a certe tragedie, il cantautore invita a prendere consapevolezza del potere dei buoni sentimenti, a non vergognarsi della propria gentilezza, ad essere umani nel miglior senso possibile del termine. Non casuale ci sembra a tal proposito la scelta della cover più celebre presente in “Ode to Others”: “Do You Really Want To Hurt Me?” dei Culture Club, intonata con l’ukulele, è forse la domanda più semplice ed espressa nella maniera più disarmante che si possa porre ai fanatici dell’odio più gratuito ed irrazionale, non un semplice e piacevole divertissement artistico.
“Ode to Others” nella sua semplicità è un disco significativo, che ci invita a riflettere su quanto sia importante per noi tutto ciò che è altro o diverso, facendoci capire come la nostra identità si plasmi attraverso il contatto col resto del mondo e come, con un po’ di gentilezza in più, si possa rendere questo mondo un luogo migliore. In fondo, tutto parte da noi stessi, ed i toccanti brani di Scott aiutano a portare alla luce la parte più sensibile dell’animo dei suoi ascoltatori.
Tracklist:
- End Of Days
- The Deserter
- Where I Come From
- Happy End
- Do You Really Want To Hurt Me? (Culture Club cover)
- The Wish
- Not Just Another Year
- Cease And Desist
- Flame Trees (Cold Chisel cover)
- The Sidewalks If New York (traditional)