Con “Orso giallo”, pubblicato il 27 settembre scorso, i Vallanzaska tornano a festeggiare i 25 anni di attività, con un nuovo lavoro incentrato sul tema dell’ansia, che tanto affligge le nostre vite. La band milanese, in questo lavoro, modernizza i propri suoni con qualche pennellata di pop e di elettronica, mantenendo saldo però il suo stile e gli arrangiamenti. I fiati sono sempre protagonisti di un lavoro molto vario, ma al tempo stesso autentico e unitario.
Ad introdurci l’ascolto del loro nuovo album è un “Assessore”, bellissima caricatura in musica della figura di certi politici; brano con delle sfumature che ricordano gli Elio e le Storie Tese, che spesso si faranno largo durante l’ascolto. “Ladri di Cani” presenta invece qualche accenno di punk rock, mentre “Dubai” è un pezzo dai tratti scuri, che ha un giro di basso che fa pensare a una versione lenta di “Under Pressure” dei Queen, certamente il pezzo musicalmente più intrigante dell’album. Il disco a questo punto prende fiato con “Butterfly”, per poi passare alla giocosità di “Quando è gatta”. Le responsabilità che ci schiacciano sono il fulcro di “Non pogo più”, mentre le citazioni si sprecano in “Ragazzo distratto”. Tutto si chiude con una lezione avveniristica di storia, tutta incentrata su “Donald Trump”.
“Orso giallo” è piacevole da ascoltare, a volte fa scappare un sorriso; i ritmi in levare ci portano direttamente in vacanza ed è perfetto per evadere da queste giornate invernali. Nell’album troviamo varie sfumature che ruotano intorno ai ritmi ska; troviamo molti, forse troppi, riferimenti agli Elio e Le Storie Tese; troviamo begli arrangiamenti che fanno saltare dalle sedie e tante citazioni sul nostro passato musicale. La band ha un talento innato nel raccontare storie e delineare personaggi, ma a volte cade nei classici cliché del genere di riferimento, come in “Quando è gatta”, il cui tema forse è stato troppo battuto, al limite della parodia per chi fa ska. Per il resto, una nota di merito è certamente quella di non cadere nella ripetitività, come accade a molti album in levare. I suoni e i ritmi dei Vallanzaska variano di brano in brano, in modo da non annoiare mai l’ascoltatore; nonostante la tracklist corposa, l’ascolto scorre infatti via in un soffio.
Bella prova di talento per chi ha il coraggio di continuare a fare la musica che ama, senza tenere troppo conto delle richieste di mercato.
Recensione a cura di Egle Taccia