Ritorniamo a parlare, come promesso, di Guido Maria Grillo, reduce dalla decima edizione del “premio Bruno Lauzi” di Anacapri in cui ha vinto il primo premio, ma anche quelli per il miglior testo e per la miglior cover.
In attesa del terzo disco, diamo spazio all’ultimo Ep dell’artista salernitano, Torino Chiama, cinque brani già editi recuperati dai primi due album e rivisitati con la collaborazione di alcuni artisti della scena torinese: Bianco, Daniele Celona, Cecilia e Marco Notari. Passione, stima reciproca e intelligenza musicale sono alla base di questo lavoro eccellente.
Il primo pezzo della tracklist fa entrare subito nel vivo di quella che definirei una canzone d’autore impegnata; Il Mostro (in versione live e unico inedito dell’Ep) è la storia di una malattia e del tentativo estremo di sottrarsi all’inesorabile. Ad accompagnare la voce e la chitarra elettrica di Grillo, la batteria e i cori di Max Magaldi. Un piano suonato soavemente da Mario Perazzo accompagna Canzone per me, il destino di una vita, il racconto di più vite, la consapevolezza che in fondo ogni cosa vive soltanto se ha un inizio e una fine. La voce di Bianco regala al brano una delicata freschezza.
Nessuno sarebbe stato più indicato di Daniele Celona per dare nuova linfa a Solitudine. Il non riuscire a dirsi addio e il ritrovarsi soli, nell’accezione più scura del termine. Un featuring che uccide e poi fortifica. Cecilia e la magia delle dita sull’arpa impreziosiscono Le nostre verità. Tu eri il vento che dava il respiro al mio cuore…il rapporto tra un figlio e una madre, le loro silenziose verità e il rimpianto delle parole non dette quando ormai è troppo tardi. Forse ancora, vede la collaborazione di Marco Notari alla voce e al piano. Lo spegnersi di una vita e la percezione che vola via. L’ennesimo brano scardina emozioni.
Sarebbe troppo banale dire che Guido Maria Grillo sia bravo a raccontare o, ancor meglio, a raccontarsi perché siamo di fronte ad un cantautore che è in grado di rivelare i segreti dell’anima. “Torino Chiama” sintetizza in modo emblematico il concetto essenziale dell’arte.
Recensione a cura di Cinzia Canali