Il Management Del Dolore Post-Operatorio con “Un Incubo Stupendo” è fabbro del suo stesso destino e artefice di un cambiamento tanto importante quanto interessante: tutto ciò potrebbe portare a pensare ad un disco di passaggio, di crescita, ma non basta questo a catalogare il nuovo album dei lancianesi, che va oltre il rock arrabbiato e che prende allo stomaco. Rispetto ai primi lavori del gruppo la profondità ora è di un livello completamente diverso, a metà tra un romanzo di Irvine Welsh e uno Virginia Woolf.
Un Incubo Stupendo è un viaggio in un sentiero che va, spasmodicamente, dall’interno all’esterno, uno scontro tra la società e l’individuo.
Come sempre c’è lo spettro dell’eccesso nei testi del gruppo che esprime un disagio, un amore per una poetica nichilista e piena di vita allo stesso tempo.
Alla fine i lancianesi esprimono un concetto molto chiaro: nonostante le persone siano sempre piene di odio, il grido del Management è chiaro e chiede, più o meno esplicitamente: “ Che cazzo ne facciamo di tutto questo odio?”
La capacità del gruppo è fatta anche del saper cogliere l’esperienza del passato e trasformarla in cambiamento, adattamento.
Gli abruzzesi sono la sintesi perfetta di un darwinismo riuscito, infatti gli impulsi più forti e originari del gruppo sono resistiti e allo stesso tempo cambiati, evoluti in un sound maturo e ben curato.
Welsh in Trainspotting ha scritto: “Per definizione, uno deve vivere fino a quando muore. E allora meglio viversela e godersela come un’esperienza completa, la vita, anche perché poi magari la morte è una cagata, e ho il sospetto che lo sia”, una filosofia del genere è stata da sempre cardine del lavoro dei Management, che in questo disco però è riuscito ad andare oltre e lo si può vedere in pezzi come Naufragando, Un Incubo Stupendo o Il Vento.
In brani del genere si erge forte la spinta a scoprire una parte più profonda e matura che il gruppo in questo album è stato capace in un certo senso di scoprire.
Il dialogo ideale tra Welsh e la Woolf è presente ed è proprio rappresentato dalle tante sfumature, anche completamente opposte, presenti nel disco.
La parte più istintiva e rabbiosa viene spesso a contatto con una dimensione più intensa, anche in brani come Esagerare Sempre o Il Mio Corpo. E proprio in questa dimensione filosofica si conferma l’equilibrio perfetto di un incubo stupendo tra Welsh e la Woolf che in Le Onde ha scritto: “Non siamo semplici come ci vorrebbero i nostri amici per venire incontro alle loro necessità”.
Un incubo stupendo non è affatto un disco di passaggio, ma una conferma di una band tanto interessante quanto profonda.