L’Islanda sembrerebbe un’isola quasi desolata senza nulla di particolare. Invece, oltre ad essere una terra piena di spettacolari paesaggi naturali, è la patria di uno dei gruppi post-rock migliori della scena: i Sigur Ròs.
Nata nel 1994 a Reykjavík, la band Islandese ha una carriera più che dignitosa. Hanno registrato 10 album, le cui canzoni sono state usate per diversi scopi, tra cui pubblicità, colonne sonore di film e serie tv. L’unica data prevista in Italia, nel tour mondiale è stata il 17 ottobre al forum di Assago, a Milano.
Il concerto è stato a dir poco sensazionale. Le luci, la visual art, la loro musica e l’inconfondibile voce di Jònsi Birgisson hanno garantito il successo assicurato. Un’altra cosa sorprendente è che, il frontman dei Sigur Ròs, usa un archetto di violoncello per suonare la sua chitarra. Inoltre, la lingua che usa nei brani non è inglese, né islandese, ma “hopelandic”, un linguaggio inventato che è solito utilizzare. Trasforma così la sua voce in un ulteriore strumento musicale.
Musica evocativa è dire poco; quello che fanno porta in un’altra dimensione. Ogni canzone sembra fermare il tempo per dare spazio alle emozioni più pure e intense. La melodia è quasi sempre in crescendo. Parte da suoni più leggeri e lievi dati da pianoforte o voce; si tramuta poi in percussioni e chitarre da far venire la pelle d’oca. La performance live è fedelissima alla resa delle registrazioni. Si aggiunge poi lo spettacolo di luci ed effetti visivi, che realizza un insieme che funziona perfettamente.
Durante il concerto il pubblico era totalmente rapito da loro. Non fiatava, non si muoveva, se non per battere le mani ogni volta che finiva una canzone. Tutto il Mediolanum forum era come ipnotizzato per tutta la durata dell’esibizione. Non potevano mancare brani come “Sæglópur” o “Glósóli“, estratti dall’album “Takk..“, che racconta la storia di un bambino che un giorno si sveglia e scopre che non c’è più luce. Intraprende così un viaggio alla ricerca del sole, che pensa sia stato rubato.
Ad ogni modo, per quanto ci si possa provare, la loro musica è legata in modo così intenso alle emozioni, che descriverla è difficile. L’unico modo per capire è provare sulla propria pelle, lasciarsi portare via dalla loro musica, come da un soffio di vento. Se volessi trascrivere in note un’emozione, lo farei tramite le loro canzoni.