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“I Mortali” – ColapesceDimartino [Recensione]

Colapesce e Antonio Di Martino tornano sulle scene con un nuovo progetto che li vede insieme come ColapesceDimartino in un album intitolato “I Mortali” (42 Records/Sony Music).

Due amici, due cantautori che fondono la propria arte per scrivere insieme un album che parla di adolescenza, morte e immortalità, dove le abilità di entrambi si incontrano mescolandosi in dieci brani, in cui i due assumono una nuova identità rispetto a quella che ci hanno presentato in questi anni. In questo album ci raccontano le varie tappe della vita, riscaldandole col sole della Sicilia e portandoci in un luogo ideale dove viene ripercorsa l’esistenza dei mortali, dall’adolescenza alla morte, portandoci ad una riflessione necessaria in questo periodo in cui le vite di tutti noi sono in qualche modo sospese.

Il loro cantautorato spesso si trasforma in un pop raffinato, che sviscera i vari argomenti sviluppando un percorso narrativo che a volte si fa tutt’uno con i personaggi; altre cerca di portare avanti delle storie scritte da altri, modernizzandole e cercando di capire come vadano a finire; altre ancora creando un confronto tra i pensieri adulti e quelli dell’adolescenza. È un disco intenso, dove l’abilità autoriale si incontra con l’interpretazione dei due, a volte ironica, a volte profonda.

L’album si apre con “Il prossimo semestre”, uno sguardo sulla vita dei cantautori, volto ad ironizzare sui pensieri che si agitano nella testa, tra cliché e tormenti reali. Per il brano, nato come un’attualizzazione de “Il Merlo” di Piero Ciampi, sono stati scelti dei suoni essenziali, mentre il testo racchiude il confronto tra i due, dove Colapesce recita un po’ la parte del fenomeno mentre Dimartino ci rappresenta il lato sognatore dell’artista. Ne viene fuori tutta la solitudine che spesso avvolge chi vive di canzoni, che molto spesso poi vengono portate al successo da altri. Nel loro andare a scomodare i giganti del passato, non hanno dimenticato “Le Passanti” di Brassens nella traduzione di De André, offrendocene un sequel nella loro “Parole d’acqua”, brano dai forti contrasti tra strofe e ritornello che parla di tutto quello che nella nostra mente immaginiamo, ma per varie ragioni non riusciamo a concretizzare, con tutto il rimpianto che ne consegue.

I due grandi protagonisti di questo album, oltre agli autori stessi, sono sicuramente “Rosa e Olindo”, improbabili attori di una grande canzone d’amore avvolta nel buio nero di una condanna a cui non si può sfuggire, uno dei pezzi più significativi e struggenti dell’album, pezzo definito dagli artisti come un musicarello dark, una specie di tributo alla forma canzone tipica degli anni ’60. Dopo questo viaggio nelle atrocità dell’incubo, arriva come una luce la Sicilia, altra protagonista di questo lavoro, che troviamo spesso citata sia come luoghi che attraverso i personaggi che l’hanno resa grande. Tra questi sicuramente c’è Carmen Consoli, che si affianca ai due in “Luna Araba”, traccia che nei suoni sembra voler omaggiare un altro simbolo dell’isola, il grande Battiato, di cui sentiamo una certa eco nella struttura del brano.

“L’ultimo giorno” parla della speranza di ritrovarsi che si nasconde dietro a una separazione, brano perfetto per il clima da apocalisse che abbiamo vissuto in questi mesi. Altra traccia da segnalare è “Adolescenza Nera”, brano prodotto da Mace, che prova a fondere gli stili degli artisti in un gospel futuristico dall’andatura epica e dalle voci ovattate tramite un sapiente uso dell’harmonizer. Tutto si chiude con “Majorana”, dove ci si perde nei ricordi di una giovinezza che non c’è più, nei luoghi del passato che ci sono così familiari, ma che abbiamo abbandonato e dai quali ritorniamo spesso, per poi lasciarli ancora lì, persi nell’ombra del ricordo.

“I Mortali” è una delle cose migliori che questo 2020 ci abbia offerto, un disco che si interroga sulla vita, sulla giovinezza e su quel senso di caducità che è insito nell’essere mortali, tipico del vivere con lo sguardo rivolto al passato, osservando il futuro come qualcosa di incerto che ci attrae e ci spaventa allo stesso tempo.

Recensione a cura di Egle Taccia

Written By

Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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