La loro può essere definita “musica dell’inconscio” e ne danno prova con questo Ep omonimo, Golden Rain. Dietro a questa pioggia dorata, fondata a Napoli nel 2015, troviamo Zaionair (Almamegretta, The Sleeping Cell, Minimod) e Mario Grimaldi (Valderrama5, The Sleeping Cell), affiancati sia in studio che dal vivo da Christian Colamonici (NyNy).
Musica elettronica, influenze dark, melodie vocali e la capacità di saper tramutare in immagini ciò che componete…
L’intento è proprio quello di descrivere con suoni e voci, armonie e melodie, i nostri stati d’animo. Spesso attraverso immagini oniriche o delle semplici suggestioni cantiamo di “come ti sentirai quando andrò via” ( When I go away) del continuo prendersi e lasciarsi degli amanti clandestini (Lovers) o di incontri ravvicinati con creature di altri pianeti (The same moon).
Suonate in duo dal 2015, ma avete alle spalle una lunga carriera e tantissimi live. Com’è nata questa esigenza di cambiamento?
Ci siamo conosciuti in tour con gli Almamegretta e da lì non ci siamo più separati. Oltre alle esperienze artistiche individuali abbiamo lavorato dal 2009 insieme in un progetto che si chiamava The Sleeping Cell, con un sound molto più spinto ed electro, in quegli anni abbiamo dato più importanza al beat e alla ballabilità, oggi sentiamo l’esigenza di emozionarci prima di tutto, e di proporre un suono che sia il più vicino possibile alla nostra anima. Inoltre essendo Golden Rain un duo, abbiamo maggiore libertà di espressione nel fondere in modo più armonioso possibile la nostra parte creativa con la vita reale. In tutto quello che facciamo, però, ci aiuta molto la collaborazione con Christian Colamonici alla chitarra.
Scrivete insieme i testi?
I testi nascono come dicevamo prima da suggestioni personali, solitamente di Zaira, e poi vengono messi sul tavolo per essere revisionati e perfezionati durante dibattiti folli. Infine ci sono i vari consulenti per la lingua inglese. Un lavoro straziante.
Il primo singolo estratto da questo disco omonimo è “Foglights”. Cosa racconta?
“Foglights” nacque diversi anni fa, ma solo quando ci siamo sentiti liberi di arrangiarlo come meglio credevamo il brano ha preso la forma che ha oggi. È un pezzo dedicato, parla di un’anima tormentata che si trascina in un caos primordiale e trova uno spiraglio di luce solo in una persona che dunque appare come la stella più lucente, come una guida nel buio. Nasce dall’esigenza di esternare in qualche modo un sentimento che doveva essere tenuto ancora segreto.
Chi ha ideato l’artwork di copertina?
Eravamo molto indecisi sulla scelta del mood dell’artwork. Nel periodo natalizio organizzarono una mostra di arte ed artigianato in una chiesa sconsacrata qui a Napoli. Tra i vari artisti che esponevano ci colpirono subito i lavori di Salvatore Liberti, così ci siamo tenuti in contatto, gli abbiamo fatto sentire il disco e lui ha colto subito il senso del nostro lavoro disegnando questa finestra e noi due dietro. Un attimo rubato alla nostra quotidianità.
Il nome “Golden Rain” da cosa nasce?
Come con i testi volevamo arrivare ad un punto percorrendo diverse strade, o più semplicemente giocare essendo provocatori e ambigui al tempo stesso. La pioggia dorata può ad esempio evocare un momento mistico e surreale…te la immagini una pioggia glitterata dorata? Che figata! Può anche ricordare il dipinto di Gustav Klimt, Danae, dove secondo il mito greco, la giovane fu rinchiusa in una torre di bronzo dal padre Acrisio, re di Argo per tenere lontani i suoi corteggiatori. Ma Zeus penetrò nella torre sotto forma di nuvola e, per mezzo di una pioggia dorata, la fecondò. Però la pioggia dorata puo’ essere anche altro…basta consultare youporn o siti simili, quindi…a ciascuno il suo.
Intervista a cura di Cinzia Canali