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No Interview – Iscrivetevi a “Scienze della maleducazione” degli Espana Circo Este

E’ uscito il 20 gennaio scorso, per Garrincha Dischi, Scienze della Maleducazione, il nuovo album degli Espana Circo Este, ovvero Marcelo (voce e chitarra), Jimmy (batteria, percussioni, voce), Ponz (basso e voce) e Matteo (fisarmonica e violino).

Un disco che ha come obiettivo quello di ritrovare e restituire bellezza a tutto ciò che oggi si dipinge come poco convenzionale o maleducato. Con il loro tango-punk, gli ECE, sono riusciti a ridare valore a tutte quelle imperfezioni che rendono uniche le persone.

 

Come stanno procedendo le iscrizioni a “Scienze della Maleducazione”?
Le iscrizioni sono state numerose e in parte anche piacevolmente inattese. Le canzoni nuove dal vivo spaccano davvero tanto; eravamo un po’ incerti usciti dalla sala prove, tipo: “ chissà come suoneranno dal palco, dall’impianto, nelle orecchie e nello stomaco della gente….” ora possiamo dire: bene!
Un album che cerca di destabilizzare una società sempre più apatica e anemica. Un obiettivo decisamente ostico oggi come oggi…
Probabilmente sì, anche se noi non lo crediamo così impossibile. Questa apatia sociale non può e non deve durare per sempre. E’ vero che oggi il mondo intero sembra regredire costantemente fomentando odio, razzismo, discriminazione, ma l’apatia non è la risposta, perché è astensione, disinteresse e, in casi estremi, tacito assenso. Perciò noi non restiamo muti ma gridiamo e cantiamo il mondo per migliorare questa società stagnante: amare il diverso, lo strano, amare i “difetti” di ciascuno di noi!
Possiamo definirlo un disco d’amore, ma l’amore ha mille sfaccettature. Quali prevalgono?
L’amore di cui parla “Scienze della Maleducazione” è prima di tutto accettazione. Accettazione di se stessi e degli altri, ma soprattutto dei cosiddetti “difetti” che caratterizzano ognuno di noi. Amare i difetti significa amare ciò che più ci caratterizza e ci identifica e combattere così l’uniformità, l’omologazione che la società ci impone con modelli di bellezza ormai palesemente artificiali, ritoccati, “corretti” insomma irreali.
Un tour di oltre 200 date tra Italia ed Europa, tra cui la presenza al “Lowlands Festival” e live affianco a nomi come Gogol Bordello e Manu Chao. Quanto vi hanno influenzato musicalmente queste esperienze?
Sono state cose che prima di tutto hanno influenzato le nostre vite. Tutti portiamo nel cuore quei giorni e quelle serate. A volte si fa fatica a capire che siamo ventunenni, venticinquenni e che quindi siamo molto insicuri. Avere il Lowlands che ti chiama o Manu ed Eugene che ti chiedono di seguirli in tour sono cose che ti aiutano a riprendere fiducia nel percorso che stai facendo. Se devo dire cosa quelle esperienze hanno portato agli ECE non è una questione di sound, ma di sicurezza nel sound; non è una questione di atteggiamento, ma di sicurezza nell’atteggiamento; non è una questione di amore ma nella sicurezza che ci stai mettendo tutto l’amore del mondo in quello che fai.
Il secondo disco, per un artista, rappresenta sempre una bella sfida. Come l’avete affrontata?
Completamente a caso. Abbiamo finito, come ricordavi prima, un tour di 200 date in tutta Europa e due giorni dopo abbiamo messo insieme delle robe registrate sul telefono in furgone… Ovviamente nelle carriere di altri artisti vediamo sempre un’attenzione molto particolare al secondo disco, ed è una cosa sacrosanta e penso giustissima. Dall’altra parte noi siamo un gruppo live, ci piace viaggiare, esplorare e conoscere. Questa cosa penalizza un po’ la nostra dimensione in studio. In questo Garrincha ci ha aiutato molto. Ci ha fermato, ci ha ordinato; ha tirato il freno nel momento giusto, ha detto: “ ok che correte, ma adesso si fa il disco.” Sicuramente abbiamo imparato qualcosa da loro, adesso ci prenderemo un po’ più per tempo forse. Stiamo già registrando nuovi flles audio nei telefoni in furgone.
E’ partito il 20 gennaio da Cesena il “Tour della Maleducazione”. Come sta reagendo il pubblico e cosa deve aspettarsi, invece, quello che ancora non è riuscito a vedervi live?
Devo dire che abbiamo trovato più pubblico e più curioso. Gli affezionati ci sono sempre ai nostri concerti, e insieme a queste persone noi creiamo il clima familiare, che a me piace tantissimo, dei nostri live. Il nuovo pubblico, che sta arrivando a ficcanasare, si sente molto accolto da quello che già abbiamo un po’ costruito. Coloro che devono ancora venire a vedere il live, si aspettino un incontro violento fra amici del cuore.
Intervista di Cinzia Canali.
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Cinzia Canali nasce a Forlì nel 1984. Dopo gli studi, si appresta a svolgere qualunque tipo di lavoro, ama scrivere e ha la casa invasa dai libri. La musica è la sua passione più grande. Gira da sempre l'Italia per seguire più live possibili, la definisce la miglior cura contro qualsiasi problema.

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