Un concept album in chiave rap, stiamo parlando di Storyborderline, il nuovo lavoro del siciliano Christian Paterniti, aka Picciotto. 12 storytelling nelle quali l’artista scava nella precarietà esistenziale di vecchie e nuove generazioni. Ogni brano esplora temi più che mai attuali; si parla di disagio e riscatto sociale, di degrado e rivalsa, di stelle e oblio.
Per saperne di più ho rivolto qualche domanda a Christian.
“Storyborderline”, un album in cui ogni brano racconta una storia. In che modo le hai scelte?
E’ stato come scrivere la sceneggiatura di un film. Molti dei personaggi presenti nell’album prendono spunto da fatti reali, il passo successivo è stato tratteggiare una cornice che li collegasse per tentare di dare maggior risalto alle storie individuali e delineare uno spaccato di società più complesso e completo. Ovviamente è nel vasto regno dei “borderline”, tra “gli emarginati”, che ho scavato cercando di farne venir fuori la positiva fame di riscatto.
Lavori come operatore sociale. Questo album nasce un po’ come una conseguenza, un’esigenza di raccontare una parte della società d’oggi spesso discriminata?
Proprio così. Spesso i riflettori mediatici si accendono su determinati contesti e quartieri solo per criminalizzare e giudicare superficialmente, senza mai tener conto di cosa ci sia dentro ed attorno “gli esclusi” di tutto il mondo. Tante storie le attraverso e quotidianamente mi attraversano, lasciandomi dentro dei pesi non indifferenti. “StoryBorderline” è stato una sorta di cura terapeutica che mi ha aiutato, raccontando certe storie, a somatizzarle trasformando l’inevitabile coinvolgimento personale contemporaneamente in un confine e in un trampolino attraverso i quali poter trovare e percorrere la strada che dal disagio conduce al riscatto.
Nei testi di “Storyborderline” parli di omosessualità, razzismo, bigottismo, povertà…Rispetto a temi così attuali, ce n’è uno in cui hai riscontrato più possibilità di riscatto?
Ce ne sono diversi dove ho intravisto voglia di emergere. La “questione diritti LGBT” per esempio è quella forse più avanti nel prendersi delle fisiologiche libertà e trasformarle in prassi sociali alla faccia di chi ancora punta il dito etichettando come “diversi” tutti coloro che non si conformano. Quello che più m’interessava era cercare di stimolare i più giovani verso la scrittura, magari immedesimandosi in certe storie e provando a trasformare i propri disagi in storie positive per analizzarli e farli emergere magari in musica come strumento di emancipazione. Questo faccio nelle scuole e questo spero che arrivi anche attraverso il palco.
Tra gli ospiti di questo disco troviamo Kento, Murubutu, McNill, Davide Shorty. E’ stato difficile trovare artisti disposti a collaborare su argomenti così importanti?
La mia ricerca di feat. si è basata sui quattro artisti che alla fine sono dentro al disco. Li ho scelti ad hoc per le storie raccontate con ognuno di loro poiché sapevo che potevano stimolarsi ed essere da stimolo dandomi quel tocco in più e così è stato. Prima del beat e delle strofe ad ognuno di loro ho raccontato la storia calata dentro il concept e questo credo abbia facilitato il loro sentirsi dentro i profili borderline poi interpretati.
Sono presenti anche due storytelling internazionali. Quali parallelismi possiamo trovare con le altre storie narrate nell’album?
La storia di Mumia Abu Jamal, attivista delle Black Panthers oggi ancora in ergastolo negli USA , è ad esempio, molto legata a Tonino, uno dei personaggi finito in cella molto giovane che attraverso l’obbligo di doversi “fermare” dai suoi frenetici ritmi impara a leggersi dentro, a riflettere e a conoscersi. Il carcere non è mai uno strumento rieducativo a mio avviso, eppure il protagonista di questa storia è riuscito a cogliere in quel disagio la possibilità di prendere “il meglio dal peggio” e farlo proprio, trovando la strada del proprio riscatto. Le storie di respiro internazionale nell’album fungono da ponte con tutte le altre che volutamente non ho geolocalizzato a dimostrazione che disagio e riscatto li troviamo in ogni angolo del globo e dell’essere umano.
Si parla di un libro in uscita e di un lungometraggio su alcuni dei personaggi di “Storyborderline”. Ci racconti meglio questi progetti imminenti.
Diciamo che è la naturale evoluzione del progetto. Un corto e poi magari un film credo che sia la cosa che meglio renda giustizia all’intero concept. Così con un importante regista e un’ attrice con la quale ho già collaborato abbiamo cominciato a scrivere un po’ d’idee su due dei personaggi che diverranno i protagonisti del film di “Storyborderline”. Siamo ancora in fase embrionale per cui non vi svelo altro. Del libro invece posso dirvi che è un viaggio parallelo, ne sono già stati stampati alcuni estratti dalle storie in uno story book che va a ruba nei concerti e aiuta il pubblico a conoscere e comprendere meglio i collegamenti tra i personaggi ascoltati dal vivo. Storyborderline grazie ai Gold Diggers, il duo di musicisti che mi accompagna in tour e che ha prodotto buona parte dei beats, sta girando l’Italia sui palchi, avvicinandosi un po’ al teatro e un po’ al cantautorato ma restando sempre con suoni e mood molto attuali poiché non si è mai staccato dal reale.