Elisa Rossi, nata a Rimini ma trasferitasi a Roma, è una cantautrice ed interprete in continua evoluzione. Diplomata presso l’Accademia d’Arte Drammatica, ha fatto anche parte del cast di “Hair”; un’artista, insomma, a 360 gradi, ma che definisce la musica la sua più grande passione.
L’ho incontrata per chiederle qualcosa in più riguardo al suo terzo album, Eco, al secondo singolo estratto, I giganti e tanto altro.
I brani di “Eco”, aiutati dalla tua voce poetica, appaiono come una carezza, una pacca sulle spalle per gli animi tormentati…
Mi piace molto questa immagine e ti ringrazio. Il mio desiderio più grande in realtà è che attraverso la mia musica ci si possa abbandonare alle emozioni e al senso di libertà che generano quando si lasciano andare.
Ne “I Giganti”, secondo singolo estratto, canti “Cosa ne sarà di me”, “Cosa resterà di me”… domande che, oggi più che mai, ci poniamo in tanti. Tu hai trovato il modo per sconfiggere quei giganti che, spesso, ci impediscono di ritrovare noi stessi?
Credo di aver raggiunto un buon grado di consapevolezza di me per poter affermare che sì, molte paure le ho affrontate e vinte, ma la domanda che mi pongo sempre è: “posso essere migliore di così?” …rimango dell’idea che la ricerca di noi stessi finché avremo vita non finirà mai.
Quanto è stato determinante l’aiuto di Diodato nella realizzazione di questo lavoro?
Diodato è intervenuto con la semplicità e l’umiltà di chi ti dice solo: “perché non provi a fare così…” e come per magia, tutto diventa perfetto.
Nel 2014 hai ricevuto il “Premio Bianca d’Aponte” per il brano “Pensi sia possibile?”, un prestigioso riconoscimento. Le emozioni di quel momento?
E’ stato e sarà sempre un’emozione indimenticabile. Prima di quel momento avevo deciso di non scrivere e non cantare più…erano già passati due anni dal mio allontanamento dalla musica. Poi per fortuna, grazie ad una persona speciale che mi ha convinto ad iscrivermi a quel concorso tutto è cambiato e io ho ritrovato un nuovo slancio e nuove motivazioni.
Diplomata presso l’Accademia d’Arte Drammatica, vincitrice di Musicultura nel 2007, hai fatto parte del cast di “Hair”, scritto un brano per un cortometraggio e nel frattempo ti sei dedicata anche alla lavorazione di tre album…e sicuramente ho tralasciato qualcosa. Che esperienza porti, più di tutte, nel cuore? O quale ti ha insegnato qualcosa di particolarmente prezioso?
Tutte queste esperienze sono state per me motivo di crescita personale e professionale, mi hanno aiutato a gestire la mia emotività mi hanno spinto ad uscire dalle mie “zone comode” e a mettermi sempre in gioco. Mi hanno fatto piangere e gioire, mi hanno resa forte e consapevole che solo lavorando sodo si possono raggiungere risultati che mai avremmo immaginato. Le porto davvero tutte nel cuore, ma niente è paragonabile allo scrivere canzoni e cantare per me… così metto al primo posto la creatività e i miei 3 album.
Qual è, se c’è, la prima persona a cui fai sentire i tuoi pezzi?
Le prime persone di solito sono i miei figli, le loro espressioni o smorfie sono sempre molto eloquenti ed estremamente sincere e a volte anche brutali!! Ma se poi gridano:” Mamma, questa è una bomba!” allora ho la conferma di aver fatto un buon lavoro perché loro non sbagliano mai.