Silence Gets Louder è il titolo del nuovo disco dei Granada, gruppo rock di Roma formato da Fabio Mangiatordi (chitarra/voce), Alessio Corasaniti (chitarra/voce), Gianfilippo Bonafede (basso) e Lorenzo D’Angella (batteria).
Dopo l’Ep di debutto, “No Way Out” del 2012, la band è tornata con un lavoro autoprodotto in cui è evidente il percorso di crescita e la scelta di avvicinarsi sempre di più al new wave.
C’è un filo conduttore in questo “Silence Gets Louder”?
Il percorso di riflessione all’interno dei brani stessi può essere considerato il filo conduttore. Le canzoni parlano di un mondo cieco, di un bisogno di capire come ritrovare i sentimenti umani e di riuscirli ad esprimere, infatti chi ascolta è trasportato emotivamente in un’esperienza che inizialmente è aggressiva e dirompente, man mano si fa più profonda ed introspettiva, fino a diventare astratta e sognante verso la fine dell’album.
“Breakthrough” è il primo singolo estratto. Di cosa parla?
Il testo parla dell’ossessione di sentirsi controllati e allo stesso tempo bombardati dai media con notizie inutili che la “società” spaccia per le uniche cose che contano veramente. Riflette la rabbia di essere presi in giro continuamente.
Generalmente come prendono forma i vostri pezzi?
A scrivere le strutture e i testi delle canzoni siamo Fabio e Alessio, dopodiché arrangiamo il pezzo tutti insieme nella nostra saletta piena di lucine blu a led. A volte capita che durante le prove, tra un brano e l’altro, ci perdiamo in lunghissime improvvisazioni partendo da un giro di basso fichissimo di Gianfilippo o da un fill fulmineo di batteria di Lorenzo e dopo ore e ore di jam session scatta la scintilla; ecco qui che abbiamo un potenziale brano per il prossimo disco! “Breakthrough”, ad esempio, è nata così.
Durante la registrazione dell’album cosa non deve assolutamente mancare nella routine quotidiana?
Il divertimento non deve mancare. Le pause sigaretta anche.
Com’è cambiato l’approccio alla musica dal 2008 ad oggi?
Beh…nel lontano 2008 per noi era decisamente diverso. Le prime prove si tenevano nel box auto di Alessio tra strumenti rotti sparsi e la Yaris della madre. Tutto era sicuramente più istintivo perché eravamo talmente entusiasti di aver finalmente creato una band, da riuscire a portare a casa due, tre canzoni al mese (anche se, riascoltandole adesso, ci vengono i brividi…). Siamo partiti che suonavamo grunge, cantando a volte anche in italiano e poi con l’uscita del nostro primo EP “No Way Out” nel 2012 ci siamo ritrovati a suonare una variante alternativa dell’indie rock dei primi anni 2000. Subito dopo abbiamo sentito la necessità di intraprendere un percorso nuovo, di rivisitare il nostro sound in una chiave più visionaria ed arricchirlo con elementi ambient.
Questo disco come suonerà nella dimensione live?
Una caratteristica dei nostri live è che l’impatto sul pubblico è molto intenso. Le persone si lasciano intrattenere con gli scenari creati dal sound adrenalinico in continua evoluzione e dalle suggestioni delle visual animate realizzate dai disegnatori del nostro mondo illustrato.
Intervista a cura di Cinzia Canali