Palchi, sudore e dancefloor…è questa l’atmosfera che si respira in Life Happens, il nuovo disco dei Wyns, uscito il 27 marzo per l’etichetta Bassa Fedeltà.
I ragazzi di Varese sono tornati dopo diversi anni dall’uscita di “A place like this”, con il quale, tra l’altro, si fecero notare anche in Europa con la partecipazione al Bilborock di Bilbao.
Li abbiamo intervistati per farci raccontare meglio questa nuova fatica discografica.
Come vi siete conosciuti?
Ci conosciamo tutti dal liceo tranne Roger che lo abbiamo sentito suonare a un festival e gli abbiamo chiesto di venire a farci da batterista.
Cosa sta accadendo in questo periodo nella vita dei Wyns?
Stiamo continuando a fare quello che facevamo prima, studiare lavorare e fare musica insieme. In più abbiamo fatto qualche data per presentare “Life Happens” in giro per l’Europa e speriamo di farne altre!
“Life happens” che profumo ha?
È una brezza leggera di primavera con alcuni odori trasportati direttamente dagli anni ’70.
Sono passati sei anni dal vostro ultimo lavoro, “A place like this”, quanto vi sentite cresciuti artisticamente parlando?
Tanto, e lo dobbiamo, oltre al nostro lavoro, a Martino Cuman e Andrea Cajelli, rispettivamente produttore e sound engineer de La Sauna Recording studio. Il lavoro in studio con loro è stato importante per definire il suono di questo disco.
“Lazarus” è il singolo che ha anticipato l’uscita del disco ed è sicuramente anche uno dei brani di maggior impatto. Raccontateci qualcosa di più su questo pezzo.
La canzone esprime un’overdose da stress di una vita lavorativa frenetica e un desiderio di cambiare. Lazarus è un modello famoso che non ne può più di shooting e sfilate. Il senso della canzone può essere ovviamente adattato anche ad altre esperienze, sostanzialmente rappresenta una passione che diventa lavoro, troppo lavoro, e quindi insostenibile. La passione passa e rimane solo l’aspetto tediante e prettamente lavorativo a logorare il quotidiano di Lazarus.
Una copertina particolarmente suggestiva. Com’è nata l’idea e a chi bisogna attribuire il merito della grafica?
Avevamo delle immagini da cui partire, tra cui un cucù, e grazie a Bassa Fedeltà , che ci ha fatto conoscere Luca Poldelmengo, abbiamo lavorato sulla copertina dell’album. È stato lui a progettare il disegno, a creare tutto l’aspetto grafico e trasformare in immagini quello che avevamo in mente.
Intervista a cura di Cinzia Canali