King of the Opera è l’ultima mutazione del musicista toscano Alberto Mariotti, ex Samuel Katarro. L’ultimo lavoro in studio si intitola Pangos Sessions. Un ritorno alla dimensione prevalentemente solista. Dieci tracce, di cui cinque cover, quattro riletture dal repertorio di Samuel Katarro e dal primo album di King of The Opera ed un inedito.
Intervista a cura di Silvia Rivetti
King of the Opera è la tua ultima metamorfosi: cosa è cambiato rispetto a quando eri Samuel Katarro?
È cambiato il carattere dell’intero progetto, le atmosfere e il senso stesso. C’è obiettivamente meno voglia di scherzare e più voglia di porsi degli interrogativi più profondi. Non so quale sia la versione migliore di me e nemmeno se ci sia ma in questo periodo sento l’esigenza di approcciarmi alla musica con l’austerità di KOTO piuttosto che con l’ironia di Katarro.
Il tuo ultimo lavoro si chiama Pangos Sessions: cosa c’è dentro questa nuova creatura?
Le Pangos Sessions nascono come un regalo per festeggiare i miei 30 anni, non a caso la scelta delle cover è stata vincolata dall’anno di pubblicazione delle versioni originali, il 1985, che è anche il mio anno di nascita. Lo considero un lavoro di transizione ma allo stesso tempo un’esperienza cruciale per riprendere in mano alcune mie canzoni con un approccio più intimo dopo gli arrangiamenti complessi dei dischi precedenti.
Probabilmente sarà una domanda banale, ma corro il rischio: cosa significa per te fare musica? Tenendo anche conto dei “travestimenti” che utilizzi per veicolare le tue emozioni e le tue storie, mi incuriosisce molto conoscere il meccanismo che ti guida in tal senso.
Non credo siano tanti i musicisti che si sono chiesti una cosa del genere, la musica è una delle forme di espressione più dirette, istintive, legate al qui e ora. Io stesso tendo a trascurarne spesso gli aspetti filosofici, concettuali e francamente è un approccio che vorrei mantenere il più possibile. Se proprio dovessi trovare una costante per tutti i miei lavori credo sarebbe la voglia di “evadere”, inteso in un senso molto ampio, qualcosa che riguarda il puro divertimento ma anche la volontà di fuggire da questo mondo, dalla realtà e quindi il bisogno di creare nuovi mondi da abitare.
A cosa si riferisce il titolo dell’album?
Alessio Pangos è il ragazzo che ha registrato, mixato e masterizzato tutte le canzoni del disco. L’idea era quella di sottolineare l’aspetto intimo e casalingo dell’album e quindi ho scelto di chiamarlo come la persona che più mi ha tenuto compagnia durante quei giorni.
Stai lavorando ad un disco di inediti? Puoi anticiparci qualcosa?
Sì, sto lavorando principalmente su un nuovo disco ma preferisco non scendere troppo nei dettagli perché fino all’ultimo le cose possono cambiare in maniera anche sostanziale. Potrei decidere di pubblicare materiale completamente diverso da quello su cui sto lavorando adesso, è una cosa che mi succede spesso.