A neanche un mese dall’uscita del suo ultimo album Graziosa utopia, il 18 marzo Edda ha fatto tappa alla Latteria Molloy di Brescia in una delle serate dell’evento Quasi Adatti. Ad aprire il concerto il cantautore Daniele Celona.
Come in programma per ogni evento di questa rassegna, la serata è iniziata con un’intervista fatta ad Edda e Daniele Celona dove anche il pubblico ha potuto fare delle domande agli artisti.
Appena terminata l’intervista, ha iniziato a suonare sul palco il cantatutore torinese accompagnato solamente dal bassista Marco Di Brino. Celona, da buon cantautore intrattiene e invita a dare orecchio a testi che raccontano situazioni tanto comuni quanto indecifrabili. La mancanza del resto della band non influisce sulle sue capacità di comunicazione; difatti si arriva all’ultima canzone con più domande di quante se ne avevano all’inizio. Non è solo questo che qualifica un cantautore, ma è sicuramente un punto a suo favore. Ora, però, è il momento di Edda.
Solitamente il pubblico capisce che l’artista sta per salire sul palco perché la musica in sottofondo si ferma e le luci si abbassano, ma questa volta non è così. All’improvviso dal palco una voce inconfondibile canta la canzone che sta riempiendo l’aria della Latteria Molloy. “Non fermarla, anzi alza” dice l’ex-leader dei Ritmo Tribale mentre la band si prepara a suonare, e intanto balla e canticchia questa canzone ora avvicinandosi al microfono, ora collegando il jack alla chitarra. Da un certo punto di vista è stato destabilizzante perché dopo anni di concerti si erge erroneamente in noi l’idea che l’artista sul palco sia “altro”, si arriva quasi a divinizzare qualcuno perché crediamo esprima ciò che proviamo in modi a noi lontani o perché convinti che l’abilità con cui esprime una nostra passione sia eccezionale. E può anche essere, ma questo dovrebbe renderlo umano ai nostri occhi quanto ci sentiamo umani noi, invece spesso è il contrario e ci aspettiamo che un artista salga sul palco con seriosa professionalità.
Edda ci ha ricordato che è umano e non ha avuto bisogno di coniugare frasi al “noi” per porci sullo stesso piano. La scioltezza con cui nelle sue canzoni affronta qualsiasi tipo di disagio sociale e personale è la stessa con la quale si pone verso il pubblico. Anche questa è professionalità, ma professionalità di qualità.
Pochi sono gli artisti che riescono a comunicare con il corpo quanto si cerca di trasmettere attraverso la musica. Edda è uno di questi e lo dimostra nella semplicità con cui passa da canzoni disturbanti e altisonanti come Picchiami e Stellina a canzoni dai tratti timidi e quasi innocenti come Milano. Tutto questo è ciò che ha reso lo spettacolo uno spettacolo completo, pieno e mai saturo. Ora possiamo chiederci “Cosa deve avere un artista per definirsi tale a 360°?” e vi assicuro che basta andare ad un concerto di Edda per scoprirlo.