Si cimentano con alcune delle sonorità più cool dell’attuale scena alternative i nostrani Mòn, giovane band romana dedita ad un apprezzabile mélange di eteree sonorità elettroniche di matrice dream pop e sonorità folk che oscillano fra ottoni balcanici chiaramente folk – à la Beirut per intenderci – e ritmi tropicali che ci hanno riportato a certi sound tanto amati negli anni ’80 (Duran Duran ma anche Tears For Fears).
Pur non riuscendo a trovare un perfetto dosaggio degli ingredienti in tutti i dieci brani – essenzialmente per via di un ritmo che in alcuni di essi cala drasticamente senza riuscire a far viaggiare la mente dell’ascoltatore come avrebbero desiderato – i Mòn confermano in ogni caso le buone impressioni destate fra gli addetti ai lavori con il debut “Zama” uscito nel 2017.
Il quintetto composto da Rocco Zilli (voce, chitarra e synth), Carlotta Deiana (voce), Michele Mariola (chitarra), Stefano Veloci (basso) e Dimitri Nicastri (batteria) mostra infatti di avere parecchie idee e di saperle mettere perfettamente in pratica nella maggior parte dei brani, sfruttando al meglio la sapiente produzione di Giacomo Fiorenza ed avendo in definitiva il merito di essere riusciti a dar vita ad un sound assolutamente personale e distinguibile.
I brani più ritmati come l’introduttiva “Mantis”, la groovy “Calypso”, la rockeggiante “Moth.” e la danzereccia “IX” (dal forte sapore di Ultravox) sono infatti quattro potenziali single da classifica alternative certamente apprezzabili a livello internazionale; fra quelli più di atmosfera segnaliamo invece la psichedelica “Green Silk Cloth” e la conclusiva “June”, molto affascinante nei suoi echi fra Cousteau e Beirut.
Un secondo album complessivamente positivo dunque per i Mòn, band di sostanza che sta raggiungendo la propria maturità artistica e dalla quale ci aspettiamo molto nelle future release.
Tracklist:
- Mantis
- When I Was a Child I Was Afraid of the Sea
- Calypso
- Moth.
- Laurel
- Crowns
- Green Silk Cloth
- IX
- Water the Plants
- June