L’ispirazione di grandi act della scena alternative contemporanea (MGMT, Tame Impala, Flaming Lips…), un primo acclamato EP e quattro anni di lavoro, fra tour e festival importanti: il periodo di apprendistato dei Sonars sembra finalmente essersi concluso e, a riprova di ciò, eccoci intenti a recensire “Theatre Of Darkness”, uno di quei rari casi in cui un debutto su full length già corrisponde ad una prova di maturità superata a pieni voti. Il duo angloitaliano formato da Frederyck Paysden e Serena Oldrati condensa in dieci tracce composte fra Brighton e Bergamo un insieme di sonorità ed atmosfere fra dream pop, trip-hop e psichedelia che confermano il particolare talento italiano per questo genere di suoni emerso negli ultimi anni.
Prodotto in Italia, “Theatre of Darkness” è un album dal respiro internazionale che sorprende già al primo ascolto per l’ottima fattura di tutti i dieci pezzi e per la produzione cristallina che esalta tanto le musiche, composte da tastiere, loop e campionamenti di ogni genere, e dall’ammaliante voce di Frederyck a cui fanno da contraltare i delicati cori di Serena. Complici le importanti esperienze sul palco in Italia ed Europa di fianco a gente come Slowdive, 30 sEconds to Mars, Thurston Moore, Primal Scream, Spoon, King Gizzard, ecc… i Sonars mostrano di non essersi trovati per caso a sfruttare queste importanti occasioni, proponendoci un lavoro che fa dello studio dei minimi dettagli il suo punto di forza; una meticolosità che si traduce in uno stile sì inserito in determinati contesti ed ispirazioni, ma che ci consente di scoprire una band già matura e pronta per il grande salto.
In un mood fra nostalgia, definito dal frequente uso di fotografie e filmati d’epoca per artwork e video, “Theatre Of Darkness” è in realtà un disco dal sound elettronico brillante e assai spesso ballabile: il pezzo d’apertura “Dark Radio” è un manifesto programmatico che ci invita a sintonizzarci sulle personalissime frequenze dei Sonars, che trasmettono ora ballate retrò pre-seventies come il primo single “Love Me Anyay” o “Hazy Meadow” – quest’ultima con forti echi bowieani – ora pezzi alt-rock oscuri e nel contempo assolutamente moderni e ballabili come “Come On” e “Bad Karma”.
Un debutto eccellente sul quale ci sentiamo di scommettere, che ci consente di conoscere una band già pronta per scenari internazionali, che non casualmente inizierà il tour 2019 con una serie di date in giro per il continente. Da scoprire.
Tracklist:
- Dark Radio
- Hazy Meadow
- Love Me Anyway
- The Distance Inbetween
- Lipstick Dinosaurs
- Settle Down
- Come On
- Every Time
- Bad Karma
- All The Same